L’aggettivo “carnascialesco” è la forma arcaica toscana di “carnevalesco”, e quindi sta per “relativo al carnevale”, cioè a un momento dell’anno liturgico che precede la penitenza quaresimale e l’astinenza alimentare (“carnevale” deriva dal latino medievale carnelevare “proibire la carne”).
I canti carnascialeschi erano molto in voga tra il XV e il XVI secolo, soprattutto nella Firenze medicea del Rinascimento. Si tratta di canti che, durante il carnevale, accompagnavano le sfilate di carri allegorici e maschere, ed erano di argomento o quotidiano o mitologico (i trionfi).
I trionfi si distinguevano dagli altri canti carnascialeschi perché, mentre questi ultimi si ispiravano a consuetudini o a lavori della vita quotidiana giocando sul doppio senso e cioè interpretandone i vari atti in modo osceno, i trionfi sono di argomento mitologico e restano lontani da un’eccessiva scurrilità.
Prevalentemente anonimi, i canti carnascialeschi hanno però anche autori assai celebri, con Niccolò Machiavelli e Lorenzo de’ Medici. Quest’ultimo ha composto il canto carnascialesco più famoso, la Canzona di Bacco detto anche (dato l’argomento mitologico) il Trionfo di Bacco e Arianna.