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Il barone rampante riassunto e commento

Il barone rampante di Italo Calvino è stato pubblicato a Torino da Einaudi nel 1957 e in seguito raccolto nella trilogia I nostri antenati insieme ai romanzi Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente.

Il barone rampante di Italo Calvino riassunto

Il narratore, Biagio, racconta la storia del fratello maggiore, Cosimo Piovasco di Rondò barone di Ombrosa (città immaginaria ma collocata nel Ponente ligure).

Cosimo ha dodici anni quando, il 15 giugno 1767, per sottrarsi all’ennesima punizione del padre, il Barone Arminio, decide di fuggire di casa e di rifugiarsi sugli alberi del parco della villa di famiglia. L’occasione della ribellione è stata un futile litigio a tavola. Cosimo si era infatti rifiutato di assaggiare una zuppa di lumache preparata dalla sorella maggiore Battista, che si dilettava di cucina con pessimi risultati. Non sarebbe mai più sceso.

Testardo e ribelle, Cosimo non si piega alle pressioni dei genitori e della società; col tempo riesce a costruirsi a mezz’aria un mondo pienamente autosufficiente. Si fa portare dal fratello e dal precettore romanzi e testi di pensatori illuministi; studia; suggerisce letture al brigante Gian dei Brughi, costretto a passare le giornate nascosto. Il brigante si appassiona sempre più alla lettura, sino a perdere il gusto delle rapine. Si fa quindi catturare e, mentre attende di essere impiccato, Cosimo gli legge il lunghissimo romanzo sentimentale di Richardson, Clarissa, poi il Jonathan Wild di Fielding, raccontandogli il finale proprio prima che finisca appeso.

Cosimo, ormai giovanotto, ritrova Viola d’Ondariva, che aveva conosciuto e amato dodicenne. Tra loro rinasce l’amore, che si concluderà tristemente per una serie di equivoci e incomprensioni.

Viaggia passando d’albero in albero; si prende cura della natura circostante; è attivo, curioso, colto; partecipa attivamente alla vita della comunità e agli eventi storici che coinvolgono anche quel remoto angolo d’Italia, dalla Rivoluzione francese alle guerre napoleoniche.

Elabora una teoria secondo cui stando sugli alberi si può osservare e comprendere meglio la vita che si svolge sulla terra e comincia a scrivere un Progetto di Costituzione d’uno Stato ideale fondato sopra gli alberi, di cui invia un riassunto a Diderot.

La fama della sua singolare esistenza si diffonde, tanto che addirittura Napoleone giunge appositamente a Ombrosa per conoscere questo strano filosofo.

Passano gli anni e il barone invecchia. Si giunge così nel 1820 e Cosimo, moribondo, si aggrappa alla fune di una mongolfiera di passaggio e scompare alla vista di tutti, alzandosi in cielo, verso il mare aperto. Lo ricorda una lapide con scritto “Visse sugli alberi – amò sempre la terra – salì in cielo”.

Il barone rampante di Italo Calvino commento

Cosimo è la personificazione dell’ideale filosofico caro al Settecento: l’intellettuale “fuori dal mondo”, che ne indica però le linee-guida di governo, impegnato per il bene altrui.

Cosimo è dunque l’allegoria dell’intellettuale, che per meglio capire il mondo in cui vive e garantire la propria autonomia da qualunque potere deve collocarsi a una certa distanza, non per isolarsi ma proprio per incidere positivamente sulla vita civile.

L’idea di fondo è che «Per essere con gli altri veramente, la sola via era d’esser separato dagli altri». E così Cosimo organizza la difesa antiincendi per preservare i boschi di Ombrosa; salva ingegnosamente il paese dal pericolo di un’invasione di lupi; dirige la rivolta antifeudale quando le armate repubblicane francesi si affacciano in Italia; combatte con astuti stratagemmi le truppe austriache che minacciano di riportare la reazione e l’assolutismo. Cosimo auspica una repubblica universale di liberi ed uguali, che cancelli oppressione e oscurantismo.

Tuttavia, il barone rampante non riuscirà a tradurre in atto le sue aspirazioni, poiché dopo la sua morte sull’Europa piomberà la Restaurazione. Il finale, affidato alle desolate considerazioni del narratore sulla sconfitta di tutte le speranze del diciottesimo secolo, è pessimisica. Ma il libro nel suo insieme contiene un messaggio positivo, un invito all’impegno per la democrazia, la giustizia, la libertà.

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