La parola Conclave deriva dal latino cum clave cioè “chiuso con la chiave” o “sottochiave”, perché i cardinali (un tempo) non potevano uscire dalla stanza chiusa a chiave prima che fosse avvenuta l’elezione del Papa. Oggi i cardinali dopo le votazioni, che avvengono nella Cappella Sistina, alloggiano a breve distanza nella vicina Casa di Santa Maria.
L’origine del Conclave: ad Arezzo il primo Conclave della storia
Il Conclave ha avuto origine alla morte di papa Clemente IV (papa dal 1265 al 1268). I cardinali riuniti a Viterbo non riuscendo a raggiungere l’accordo sul successore, lasciarono la Santa Sede vacante dal 29 novembre 1268 al 1° settembre 1271. Per costringerli a una decisione, Ranieri Gatti, governatore della città, li fece rinchiudere nel palazzo papale e ordinò di tenerli lì finché non avessero eletto il nuovo pontefice.
Fece inoltre togliere il tetto dal palazzo e ridusse severamente i viveri. Ottenne così la pronta elezione di Gregorio X. Questi durante il secondo concilio di Lione (1274) stabilì che il decimo giorno dopo la morte del papa o l’indomani della sua sepoltura, i cardinali si riunissero nella città dove il pontefice era morto e fossero rinchiusi fino a che avessero provveduto all’elezione del successore.
Prevalse poi l’uso di svolgere sempre a Roma il Conclave, che deve iniziare al più tardi diciotto giorni dopo la morte del papa.
Attualmente la sede del Conclave è la Cappella Sistina.
Lo svolgimento del Conclave
Durante il Conclave i più urgenti affari della Chiesa sono svolti dal Decano dei cardinali assistito da tre altri cardinali.
Nel giorno fissato per l’elezione, i cardinali sono rinchiusi sotto la sorveglianza del maresciallo del conclave. Con loro vengono rinchiusi anche alcuni prelati, che fungono da segretari, e i domestici.
Gli antichi regolamenti prescrivevano che i pasti serviti ai cardinali fossero progressivamente diminuiti in modo che all’ottavo giorno fosse servito solo pane e acqua. Questa consuetudine oggi è stata abbandonata.
Elezione e proclamazione del nuovo papa
L’elezione del papa deve avvenire per scrutinio. I cardinali si riuniscono due volte al giorno, il mattino e il pomeriggio, nella Cappella Sistina, per procedere allo scrutinio. Prima però devono giurare sull’altare di agire senza intrighi e per interesssi personali.
Gli scrutini potranno essere quattro al giorno: due al mattino e due al pomeriggio, con due “fumate”: fumata nera nei casi di non raggiunta maggioranza; fumata bianca per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.
Le fumate nere sono ottenute bruciando le schede della votazione in una stufa presente nella Cappella Sistina assieme a una sostanza che produce del fumo nero; la fumata bianca si ottiene bruciando le schede dell’elezione in un’apposito stufetta allestita in un locale attiguo alla Cappella Sistina, insieme a del lattosio (anticamente si usava la paglia umida).
Tutti i conclavisti sono vincolati al segreto più assoluto pena la scomunica.
È eletto il cardinale che raggiunge i voti di almeno i 2/3 dei votanti, pari a 77 voti.
Quando 77 voti convergeranno sullo stesso nome, il Decano del collegio dei cardinali procederà alle domande di rito. Per prima cosa, domanda all’eletto il consenso all’elezione: «Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?» (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?). Alla risposta affermativa, gli viene chiesto come voglia essere chiamato: «Quo nomine vis vocari?», e il nuovo papa pronuncia per la prima volta il suo nome pontificale. Solo dopo l’accettazione si bruciano le schede con la fumata bianca.
A questo punto il nuovo Papa si ritira nella “stanza delle lacrime“, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina. Il nome di “stanza delle lacrime” deriva dal fatto che si presume che il Pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere. Qui viene rivestito dei paramenti papali. Tradizionalmente nella sacrestia sono presenti paramenti papali di tre diverse misure che possono adattarsi alla taglia del nuovo Papa. Il nuovo eletto poi torna nella Cappella Sistina e legge il passo del Vangelo di Marco “Tu es Petrus” e riceve l’atto di ossequio e di obbedienza dei cardinali, che intonano subito dopo il Te Deum.
Qui termina il Conclave e il Decano dei cardinali, dal finestrone della facciata di San Pietro, annuncerà alla folla riunita in Piazza San Pietro: Habemus papam («abbiamo il pontefice»).
Il neoeletto Papa, che acquista immediatamente la piena giurisdizione su tutta la Chiesa, preceduto dalla croce astile, si affaccerà e impartirà la sua prima benedizione “Urbi et Orbi” alla folla in attesa.