Il concorso di bellezza per scegliere l’imperatrice di Bisanzio è ampiamente testimoniato dalle fonti tra l’VIII e il IX secolo, ma ha origini più antiche, probabilmente già all’epoca di Teodosio II (408-450).
Gli emissari dell’imperatore percorrevano le province alla ricerca delle fanciulle più belle. Quindi, si assicuravano che appartenessero a famiglie oneste. Se le fanciulle rispondevano alle indicazioni estetiche dell’imperatore, venivano inviate a corte per la scelta definitiva.
L’arrivo della promessa sposa dell’imperatore a Costantinopoli era circondata da una precisa ritualità. La futura sovrana si fermava alle porte della città e lo sposo doveva andarle incontro, per renderle omaggio. Lo stesso dovevano fare le mogli dei dignitari e dei senatori, che le facevano indossare calzari color porpora e abiti imperiali perché si recasse cavalcando a palazzo, scortata e con tutti gli onori, come si conveniva a un’imperatrice. Cominciava per la promessa sposa una nuova vita a corte.
La moglie dell’imperatore non diventava automaticamente imperatrice di Bisanzio, doveva a sua volta essere incoronata in una cerimonia distinta da quella del marito. L’incoronazione avveniva nel palazzo imperiale alla presenza del patriarca e dei dignitari di corte.
Un imperatore poteva scegliere di incoronare imperatrice di Bisanzio anche una donna che non era sua moglie, come fece Leone VI (886-912), che era vedovo e incoronò la figlia Anna. Allo stesso modo, non vi erano preclusioni di tipo sociale nella scelta dell’imperatrice: Giustiniano ad esempio sposò Teodora, di umili origini. Erano invece limitati i matrimoni con donne straniere. Questo tipo di unione era visto con sospetto, soprattutto se la sposa non professava la religione cristiana.
Solitamente l’imperatrice di Bisanzio non svolgeva compiti politici e di governo. L’imperatrice aveva la reggenza dell’impero nel caso in cui l’erede al trono alla morte del padre fosse ancora un bambino. Inoltre, se l’imperatore moriva senza aver avuto figli maschi, la successione al trono veniva assicurata dalla vedova, la quale legittimava un nuovo sovrano sposandolo.
L’imperatrice di Bisanzio veniva chiamata augusta e, dall’VIII secolo, basilissa. La maggior parte della sua vita si svolgeva nei ginecei tra ancelle ed eunuchi. Non partecipava di norma alle cerimonie pubbliche con il marito; le venivano però resi onori pubblici dai dignitari, i quali dovevano prostrarsi di fronte a lei come davanti all’imperatore; la sua presenza poi era indispensabile per lo svolgimento delle cerimonie regali, o dei banchetti rituali, ai quali partecipavano tutte le donne della corte.