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Il Conte di Carmagnola trama e commento

Il conte di Carmagnola tragedia di Alessandro Manzoni iniziata nel 1816, terminata nel 1819 e pubblicata nel 1820.

Di cosa parla Il conte di Carmagnola?

La tragedia mette in scena la vicenda di Francesco di Bartolomeo Bussone, un capitano di ventura vissuto all’inizio del Quattrocento che divenne celebre con il nome di conte di Carmagnola.

Egli dopo aver assicurato la fortuna al suo signore, Filippo Maria Visconti, duca di Milano, ne suscita l’invidia ed è quindi destituito. Passa allora al servizio dei veneziani e, alla testa delle truppe di San Marco, sconfigge il suo antico signore nella battaglia di Maclodio (1427), presso Brescia. In un impulso di generosità, lascia in libertà i prigionieri di guerra. La Repubblica di Venezia lo accusa di tradimento: è giudicato e condannato a morte.

In seguito a uno studio accurato dei fatti, Manzoni si era però convinto dell’innocenza del conte.

Il conte di Carmagnola riassunto

Manzoni fa iniziare la vicenda nel 1426, quando il conte di Carmagnola scampa a Venezia a un attentato organizzato da Filippo Maria Visconti e il Senato della Repubblica gli affida il comando del proprio esercito.

La vicenda dura sei anni dal 1426 al 1432, quando Carmagnola è condannato a morte.

La tragedia, in versi, è divisa in cinque atti.

Il conte di Carmagnola trama

Il conte Carmagnola esorta il Senato veneto a far guerra al Visconti, dichiarandosi certo della vittoria. Malgrado le riserve espresse dal senatore Marino, il Senato, specialmente per l’intervento del senatore Marco, decide la guerra.

Decisiva è la battaglia di Maclodio (1427), nella quale il conte Carmagnola sconfigge duramente i milanesi. Ma poi il condottiero non solo non dà ascolto a uno dei due commissari veneziani (che lo esorta ad incalzare ed annientare il nemico), ma libera anche alcuni prigionieri avvalorando nell’animo dell’altro commissario il sospetto di tradimento.

Il Senato, informato della condotta del conte, e convinto della sua colpevolezza, lo richiama a Venezia per sottoporlo a giudizio. Invano Marco, duramente attaccato da Marino, cerca di difendere il conte: riceve l’ordine di partire per Tessalonica ed è costretto a giurare di non far parola al conte del giudizio che lattende. Il Carmagnola giunge; inutili sono le sue spiegazioni e le sue proteste d’innocenza; condannato a morte, egli si prepara a morire dopo un ultimo commovente colloquio con la moglie e le figlie.

Il conte di Carmagnola analisi e commento

Il protagonista è un personaggio storico, come la moglie e le figlie. Nella tragedia vi sono anche personaggi “ideali” come li chiama Manzoni, cioè inventati. Fra questi, il più importante è un senatore veneziano, Marco, amico di Carmagnola, ma costretto dalla ragion di Stato a tradirlo.

Il protagonista è un uomo di potere che intende rispettare il codice militare e quello morale e vorrebbe essere giusto e leale in un mondo politico dominato dall’immoralità, dall’ipocrisia, dalla fredda ragion di Stato. Il conflitto drammatico che interessa Manzoni oppone il giusto alla società ingiusta, la quale lo isola e finisce per ridurlo al ruolo di vittima: è insomma il conflitto tra “ideale” e “reale”. Questo conflitto non ha soluzione se non nella morte.

Un altro tema dell’opera è la condanna delle guerre fratricide fra italiani e italiani (veneziani contro milanesi): un motivo che trova piena ed esplicita affermazione, dopo l’atto secondo, nel coro (l’angolino che Manzoni si riserva per raccontare le proprie considerazioni) S’ode a destra uno squillo di tromba: Manzoni descrive la battaglia di Maclodio e pone l’accento sull’assurdità di una guerra della quale i combattenti ignorano le ragioni e sulla amara constatazione della facilità per lo straniero di dominare genti divise.

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