Il Corbaccio è l’opera più celebre tra quelle composte da Giovanni Boccaccio dopo la pubblicazione del suo capolavoro il Decameron.
Quando è stato scritto il Corbaccio?
Il Corbaccio è scritto intorno al 1365 in prosa volgare; è una violenta invettiva contro le donne, una severa diagnosi della pazzia amorosa. Dopo la composizione del Decameron, comincia infatti una crisi morale e religiosa che negli anni 1362-1364 raggiunge il punto più alto e drammatico. I miti e i sogni della giovinezza si rivelano fugaci e lontani; i richiami dei sensi sbagliati e ingannevoli; precaria è l’esistenza non illuminata e motivata dalla Fede.
Parallelamente a questa crisi si svolge, sotto lo stimolo dell’amicizia e della lezione di Francesco Petrarca, una profonda revisione degli ideali e degli interessi culturali. Tale revisione si traduce in una più lucida consapevolezza della responsabilità educativa delle lettere e della loro funzione di civilizzazione nella storia dell’umanità.
Corbaccio di Boccaccio: riassunto
Perché Boccaccio scrive il Corbaccio?
L’occasione per scrivere l’opera pare autobiografica: l’amore senile per una vedova che si sarebbe fatta gioco di Giovanni Boccaccio; ed egli si vendica attraverso questa opera letteraria.
Trama
Al’inizio, l’autore racconta in prima persona gli scherni subiti da una vedova di cui si era innamorato e di un sogno che avrebbe fatto.
In questo sogno Corbaccio si sarebbe smarrito, secondo lo schema iniziale della Divina Commedia, in una selva orribile, che egli chiama «Labirinto d’amore» o anche «porcile di Venere», in cui gli uomini che subiscono la seduzione femminile sono trasformati in animali.
A questo punto compare un’ombra: è il marito defunto della vedova, che si offre come guida.
Costui in cambio della promessa della celebrazione di messe in suo onore e della trascrittura di ciò che gli rileverà, racconta a Corbaccio tutti i difetti morali e fisici della donna e lo invita a cercare negli studi la vera felicità.
Quando il protagonista si sveglia nella sua camera, si ritrova guarito dalle sue pene d’amore. Boccaccio conclude la sua opera mettendo in guardia i giovani dalle donne.
Commento
L’opera assume i tratti di un’autocritica e di una ritrattazione: Boccaccio intende ora liberarsi delle passioni del passato e intraprendere una vita nuova. Ciò comporta anche un rifiuto della poetica letteraria fino allora seguita e la scelta di dedicarsi unicamente ad argomenti nobili ed elevati, agli studi filosofici ed umanistici.