Il fascismo è il regime totalitario impostosi in Italia con Benito Mussolini a partire dal 28 ottobre 1922, con la marcia su Roma, fino 25 luglio 1943. Bisogna tuttavia tener presente che il fascismo, in quanto movimento, nacque il 23 marzo 1919 con la fondazione a Milano dei Fasci di combattimento e che, dopo la destituzione di Mussolini da parte del Gran Consiglio del fascismo il 25 luglio 1943, per altri venti mesi dette vita alla Repubblica Sociale Italiana.
La nascita del Fascismo
Nel marzo 1919 Benito Mussolini (1883-1945) fondò a Milano il movimento dei Fasci di combattimento. I Fasci di combattimento nacquero in un momento delicato della vita politica e sociale italiana, dominato dalla crisi economica, dalla sfiducia nel governo e dal timore di gran parte della borghesia nei confronti dei socialisti. Il movimento dei Fasci, o fascista, mescolava rivendicazioni tipicamente democratiche ad aspirazioni violentemente nazionaliste.
Alla prima categoria appartenevano le richieste di: passaggio dalla monarchia alla repubblica; suffragio universale anche femminile; giornata lavorativa di otto ore; tasse più alte per i più ricchi; sequestro dei beni delle congregazioni religiose.
Alla seconda categoria apparteneva la promessa di ordine e l’affermazione del primato dell’Italia, il suo diritto storico a primeggiare nel mondo, anche aggredendo altri popoli ed altri Stati.
All’interno del movimento confluirono persone di orientamento diverso: socialisti, anarchici, ex combattenti, piccoli borghesi, operai, tutti in qualche modo delusi e desiderosi di riscatto.
In un primo momento, però, quasi nessuno si accorse di Mussolini e del suo movimento: i fascisti si presentarono alle elezioni del 1919 ma ottennero pochissimi voti (Mussolini stesso non riuscì a essere eletto). Perciò nel novembre 1921, Mussolini trasformò il movimento dei Fasci in Partito nazionale fascista (PNF), cambiando in parte anche il proprio programma, perché da repubblicano divenne sostenitore della monarchia: passare dalla parte del re avrebbe garantito al fascismo maggiori possibilità di successo. Già alle elezioni di quell’anno il Partito nazionale fascista ottenne notevoli risultati, portando 35 deputati in Parlamento.
L’ascesa e l’affermazione del fascismo
Dopo alcuni mesi in cui l’Italia era priva di una maggioranza parlamentare stabile, Mussolini decise di forzare la mano e organizzò la Marcia su Roma (28 ottobre 1922). Il re Vittorio Emanuele III rifiutò di schierare l’esercito e al termine della Marcia su Roma, Mussolini ricevette dal re l’incarico di formare un nuovo governo.
In pochi anni il governo fascista instaurò una dittatura, eliminando ogni forma di democrazia:
- le elezioni politiche furono messe sotto controllo;
- i partiti politici contrari al fascismo vennero eliminati;
- la libertà di stampa e la libertà di parola soppresse;
- la pena di morte, abolita nel 1870, venne ripristinata;
- gli impieghi pubblici furono riservati agli iscritti al partito fascista;
- gli oppositori al fascismo erano incarcerati e lasciati morire in carcere, come successe all’intellettuale comunista Antonio Gramsci (in prigione dal 1926 al 1935); erano perseguitati, costretti all’esilio o mandati al confino. Molti furono anche malmenati e uccisi dalle squadre fasciste, come il deputato socialista Giacomo Matteotti, che in un discorso alla Camera denunciò il clima di violenza che aveva preceduto e accompagnato le elezioni politiche del 1924 e i brogli elettorali che si erano verificati ai seggi. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, venne rapito e ucciso da un gruppo di fascisti;
- tra il 1925 e il 1926 vennero emanate le leggi fascistissime;
- nel 1928, una legge appositamente elaborata, dispose che in Parlamento sedessero solo deputati fascisti, incaricati di ratificare le leggi approvate dal governo;
- ancora nel 1928 il Gran consiglio del fascismo, nato nel 1922 come organo del partito fascista, divenne «l’organo supremo», che prendeva le principale decisioni in ambito economico, politico e sociale, nominando anche i ministri. Governo e partito divennero così una cosa sola;
- nel 1939 la Camera dei deputati venne sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni, i cui membri erano nominati direttamente dal partito e dai sindacati fascisti;
- fu accresciuto il potere dei prefetti (i funzionari di governo nelle province); in seguito prefetti e sindaci (o podestà come il regime li ribattezzò) vennero affiancati in ogni provincia dal segretario federale, nominato dal partito con il compito di controllare le organizzazioni del regime a livello locale;
- e ancora: erano state create la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (1923), identificate con la locuzione “camicie nere”; il Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926) formato solo da fascisti; la Polizia politica, l’OVRA (1927, Organizzazione per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo).
Fascismo e Chiesa cattolica
Una volta istaurata la dittatura, Mussolini provvide ad allargare il suo consenso stringendo un accordo con la Chiesa cattolica. A tal fine, l’11 febbraio 1929 sottoscrisse i Patti Lateranensi con cui lo Stato italiano e lo Stato Vaticano si riconobbero a vicenda e il cattolicesimo venne dichiarato religione di Stato. Venne così risanata una frattura che risaliva al 1870 (data dell’annessione di Roma al Regno d’Italia, la cosiddetta “Presa di Roma o Breccia di Porta Pia“). Papa Pio XI definì Mussolini “uomo della Provvidenza”.
La politica economica del fascismo
In campo economico, il fascismo abbandonò la politica liberista e dal 1934 adottò una politica protezionistica per favorire le industrie nazionali. Mussolini lanciò inoltre due grandi campagne con l’intento di guadagnarsi il consenso popolare e vincere la forte disoccupazione: la battaglia del grano e la bonifica dell’Agro Pontino, nel Lazio meridionale. Per un approfondimento leggi Politica economica fascista e quota novanta.
La politica estera del fascismo
Al di fuori dell’Italia, il fascismo cercò di rafforzare ed estendere i domini coloniali. E così l’esercito italiano riconquistò la Libia, che era una colonia italiana; nel 1936 attaccò e conquistò l’Etiopia, uno Stato indipendente nell’Africa centro-orientale.
L’attacco italiano provocò però le critiche degli altri Paesi europei e l’Italia si ritrovò isolata. Per uscire dall’isolamento, il governo fascista rafforzò i legami con il governo tedesco. La Germania era, dal 1933, sotto una feroce dittatura, quella nazionalsocialista, guidata da Adolf Hitler. Questi incitava all’odio contro gli ebrei e mirava ad ampliare i territori tedeschi in Europa (per un approfondimento leggi Il Nazismo in Germania).
Il ventennio fascista: le leggi razziali e l’alleanza con Hitler
Anche in Italia si approvarono le leggi razziali (1938) che discriminavano fortemente gli ebrei e impedivano loro di lavorare in uffici pubblici, di insegnare, di sposare persone che non fossero ebree.
Nel 1939 Germania e Italia strinsero un’alleanza militare (Patto d’acciaio), chiamato anche «Asse Roma-Berlino».
La caduta del fascismo
Il fascismo cadde il 25 luglio 1943: Mussolini venne destituito e venne stipulato un armistizio con gli anglo-americani (per un approfondimento leggi 25 luglio 1943: la caduta del fascismo).
L’Italia si divise: a nord i tedeschi e la Repubblica Sociale Italiana (detta Repubblica di Salò), guidata da Mussolini; a sud, dove si erano rifugiati il re e il capo del governo Pietro Badoglio, gli anglo-americani.
Nei territori della Repubblica Sociale Italiana (RSI) nacque la Resistenza armata dei partigiani. Essi si proponevano di combattere contro i nazifascisti e di preparare il futuro politico dell’Italia dopo la liberazione. A tutti gli effetti, quella che si consumò tra il 1943 e il 1945 fu una guerra civile, costellata da grande brutalità e da numerosi episodi di violenza.
Sfondata la linea Gotica, tra il 25 e il 28 aprile 1945 furono liberate tutte le principali città del Nord Italia. La Repubblica Sociale Italiana ufficialmente ebbe termine il 29 aprile 1945 con la resa di Caserta. Il giorno prima Mussolini era stato catturato mentre tentava di fuggire in Svizzera e fucilato.
Oggi la Costituzione italiana vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista.