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Il fu Mattia Pascal riassunto e analisi

Il fu Mattia Pascal riassunto del romanzo di Luigi Pirandello, che venne pubblicato a puntate sulla rivista Nuova Antologia fra l’aprile e il giugno 1904 e poi, in volume, nello stesso anno. Costituisce uno dei capisaldi della narrativa del Novecento europeo e presenta i temi più tipici dello scrittore.

Il fu Mattia Pascal riassunto capitoli

Mattia, il protagonista, abita a Miragno, il piccolo e immaginario paese ligure dove è nato. La famiglia Pascal ha beni e case ma, a causa dell’incapacità e disonestà dell’amministratore, Batta Malagna, disperde il proprio patrimonio.

Mattia, entrato in contrasto con la moglie e con la suocera, vive anni tristi e dolenti. Fa il bibliotecario senza autentica passione; muoiono le due figlie gemelle; muore la madre; si intensificano le critiche e le lamentele della suocera.

Niente più lo lega al suo paese e pertanto fugge. Pensa di rifarsi una vita, in qualche modo, magari all’estero. Il caso lo aiuta: di passaggio a Montecarlo, vince al gioco una ingente somma, che gli fa assaporare una nuova vita e che gli permette di vivere nel benessere. Per di più sulla via del ritorno a casa, apprende casualmente dal giornale la notizia del suo presunto suicidio. Dopo la sua scomparsa, infatti in paese è stato ritrovato il cadavere di un uomo che tutti, moglie e suocera in testa, identificano come quello di Mattia Pascal. L’uomo decide così di approfittare di questa fortuita e fortunata circostanza, per diventare qualcun altro – Adriano Meis – lasciando per sempre la triste vita di un tempo.

Dopo un soggiorno a Milano, Adriano Meis si trasferisce a Roma. Qui sperimenta l’impossibilità di vivere una vita normale privo com’è di uno stato civile: non può né lavorare né vendicarsi dei torti subiti; non può permettersi di avere un amico (neppure un cagnolino), né può sposare la donna di cui si è innamorato, Adriana.

A questo punto Meis-Pascal decide di fingere il suicidio nel Tevere. Ripreso quindi il proprio vero nome fa ritorno al paese, Miragno.

Qui scopre però di non poter riprendere la sua vera identità e la sua vera vita, perché, durante la sua morte, Romilda, la moglie, ha sposato il suo unico amico, Gerolamo Pomino, dal quale ha avuto una figlia.

Il Fu Mattia Pascal rinuncia allora a rientrare nel suo ruolo di marito legittimo; decide di restare a Miragno «come fuori dalla vita», bibliotecario di una biblioteca che nessuno frequenta, in una condizione di estraneità e di distacco da ogni meccanismo sociale. Colma il tempo con la composizione delle proprie incredibili memorie, recandosi di tanto in tanto a visitare la sua tomba.

Il Fu Mattia Pascal commento e analisi

Mattia Pascal è un piccolo borghese, dall’esistenza piatta, grama e soffocante; desidera disperatamente vivere ed essere qualcuno. Questo desiderio sempre insoddisfatto, s’esaspera in gesti bizzarri, in allucinanti stravaganze, in una più o meno lucida follia: nel riconoscimento, comunque, dell’impossibilità di vivere e di ogni ribellione. Ed è in questa angoscia che Mattia Pascal scopre la dignità, che lo spinge a inchinarsi sulla sua pena con dolorosa pietà.

In questo romanzo sono presenti tutti gli elementi del romanzo psicologico:

  • la centralità dell’”io”, ovvero il mondo interiore;
  • al narratore esterno, spesso onnisciente, si sostituisce il narratore interno, che parla in prima persona e in molti casi si tratta del protagonista stesso;
  • i personaggi non sono più “forti e assoluti”, come l’eroe tradizionale, ma fragili, in balìa delle proprie emozioni e condizionati dal mondo esterno; riflettono la crisi, le insicurezze e le ansie dell’uomo contemporaneo.

Gli avvenimenti non si succedono più secondo un ordine logico e predeterminato, ma la trama si sviluppa in modo discontinuo, con frequenti proiezioni nel passato (flashback), nel futuro (prolessi) o nell’interiorità (flusso di coscienza). Il tempo reale, scandito dal susseguirsi di ore-giorni-mesi-anni, è spesso stravolto dal tempo “individuale”, segnato dalla successione e dalla sovrapposizione temporale degli elementi consci e inconsci che agiscono in ognuno di noi.

Ne Il fu Mattia Pascal c’è il ricorso a nuove tecniche narrative:

  • il discorso indiretto libero (non c’è l’inserimento di virgolette e la presenza del verbo introduttivo reggente);
  • il monologo interiore (il personaggio rivela i suoi pensieri, anche quelli più nascosti, senza rivolgersi ad un destinatario né reale né immaginario);
  • il flusso di coscienza (libero fluire di associazioni mentali, senza alcun segno di interpunzione e di apparente collegamento logico tra le idee).

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