Il Governo di Francesco Crispi: riassunto dettagliato sul primo e secondo governo di Francesco Crispi (1887-1891) e sul terzo e quarto governo di Francesco Crispi (1893-1896).
Primo e secondo governo di Francesco Crispi (1887-1891)
Il 29 luglio 1887 morì Agostino Depretis. Gli successe come Presidente del Consiglio Francesco Crispi (1818-1901).
Ex mazziniano, poi monarchico e fervente nazionalista, fu grande ammiratore di Bismarck.
Nel 1888, per rafforzare ulteriormente il patto della Triplice Alleanza, firmò con la Germania una convenzione militare. Questa prevedeva l’invio di truppe italiane sul Reno in caso di aggressione della Francia nei confronti della Germania.
La Francia reagì introducendo una tariffa doganale molto pesante sui prodotti italiani, alla quale Crispi rispose innalzando del 50% le tariffe sui prodotti francesi.
Ebbe così inizio una guerra doganale, che svantaggiò più l’economia italiana che l’industria francese. La Francia infatti era il nostro primo partner commerciale e il principale acquirente dei prodotti agricoli del Mezzogiorno. Ne seguì una impennata delle emigrazioni.
Crispi si dedicò a rafforzare l’apparato dello Stato. Attribuì alla polizia maggiori funzioni di controllo; restrinse i diritti sindacali; varò una riforma carceraria, leggi sulla sanità pubblica e, nel 1889, fu promulgato il nuovo codice penale Zanardelli, che aboliva la pena di morte e riconosceva una limitata libertà di sciopero.
Sempre nel 1889 (il 2 maggio) il governo italiano e il negus etiope Menelik firmarono il Trattato Uccialli, per cui l’Etiopa riconosceva all’Italia le conquiste in Eritrea (proclamata colonia il 5 maggio 1890).
In sostanza l’intenzione di Crispi era quella di riprendere l’espansione coloniale, ma ciò risultava troppo costoso per il bilancio dello Stato in un momento di gravi crisi economica. Messo in minoranza in una votazione alla Camera, Crispi si dimise all’inizio del 1891.
Terzo e quarto governo di Francesco Crispi (1893-1896)
Nel dicembre 1893, a seguito delle dimissioni di Giovanni Giolitti, Francesco Crispi tornò a essere Presidente del Consiglio dei Ministri per la terza volta.
In campo economico avviò una politica di risanamento del bilancio basata su pesanti inasprimenti fiscali. In materia di ordine pubblico non esitò a impiegare l’esercito contro le agitazioni sociali in atto. Ma il colpo definitivo per Francesco Crispi venne con la ripresa della politica coloniale, che portò alla Guerra con l’Etiopia. Questa culminò nella battaglia di Adua del 1° marzo 1896: fu un disastro. Travolto dalle critiche, Crispi fu costretto a rassegnare le dimissioni e a ritirarsi per sempre dalla vita politica.
Al suo successore, Antonio Rudinì, non restò che concludere in tutta fretta una pace con l’Etiopia che garantisse almeno la presenza dell’Italia in Eritrea e Somalia.
Francesco Crispi morì così, lontano dal potere, nel 1901.
Con la fine del governo di Francesco Crispi termina anche il governo della Sinistra storica e inizia la grave crisi di fine secolo (per un approfondimento leggi L’Italia nella crisi di fine secolo, 1896-1901).