Il latino inizialmente era la lingua di alcune tribù indoeuropee originarie dell’Europa centro-orientale. Esse, dopo essersi insediate nel Lazio, diedero origine nell’VIII secolo a.C. alla città di Roma.
In seguito, con l’affermarsi della potenza romana, il latino si diffuse dapprima sul territorio della penisola, poi nelle regioni conquistate e assoggettate, fino a diventare la lingua ufficiale in uso in tutta l’area del Mediterraneo.
Quando però l’Impero romano, tra il IV e il V ecolo d.C., cominciò a disgregarsi sotto l’urto delle cosiddette invasoni barbariche, la lingua latina perse la sua centralità e la sua forza unificante anche nei territori dell’Europa più romanizzati.
Così mentre il latino scritto, usato negli atti amministrativi e nelle opere letterarie, rimase ancora per molti secoli una realtà abbastanza omogenea, il latino parlato (o latino volgare, cioè parlato dal vulgus, “popolo”) prese a evolversi in modo autonomo e diverso da zona a zona.
Di fatto, intorno al V-VI secolo d.C., in alcuni territori, come in Europa centrale e in Inghilterra, il latino scomparve sostituito da lingue germaniche che sarebbero diventate l’attuale tedesco e l’attuale inglese; nei territori dell’Europa occidentale, invece, dove il processo di romanizzazione era stato più duraturo e profondo e l’uso della lingua più radicato, si continuò a parlare il latino; un latino ben diverso, però, che si mescolava progressivamente con le lingue dei popoli invasori di origine germanica e le parlate locali preesistenti.
Le lingue in uso nelle diverse regioni andarono quindi incontro a graduali ma continue trasformazioni, dando luogo così a lingue diverse e autonome, le lingue neolatine (cioè “latine nuove”) anche dette lingue romanze (cioè “parlate nei territori dominati un tempo da Roma”).
In Italia, il latino rimase per molti secoli l’unica lingua scritta. Il primo documento scritto in lingua italiana volgare, infatti, è il Placito capuano del 960; e la lingua letteraria italiana nasce ufficialmente nel secolo XIII con il Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi.
Fino al Settecento il latino fu considerato la lingua specifica degli studi e della cultura. Infine fu usato nella liturgia cattolica fino al Concilio Vaticano II del 1962 e rimane tuttora la lingua ufficiale della Chiesa cattolica.