Anfione e suo fratello gemello Zeto erano figli di Zeus e della ninfa fluviale Antiope. Abbandonati dalla madre, che li aveva dati alla luce mentre fuggiva da suo zio Lico che la perseguitava, i due fratelli crebbero insieme sulle falde del monte Citerone, allevati da un pastore, che li prese con sé.
Mentre il gemello Zeto, dotato di una forza prodigiosa e dedito fin da fanciullo alla caccia, era rozzo e quasi selvaggio, Anfione, d’indole mite e delicata, era felice soltanto quando poteva cantare o suonare la cetra.
Quando i due gemelli, in seguito, appresero dalla madre dei maltrattamenti subiti dallo zio Lico re di Tebe e da sua moglie Dirce, corsero a Tebe, uccisero Lico e legarono Dirce alle corna di un toro infuriato, che trascinò la sciagurata per un gran tratto di strada finché la scaraventò in un fiume, dove ella annegò.
Zeto e Anfione occuparaono allora il trono di Tebe; fortificarono la città al suono della lira di Anfione che induceva le pietre del monte Citerone a sovrapporsi spontaneamente le une alle altre.
Zeto sposò quindi Aedona, figlia di Pandareo; Anfione si unì invece a Niobe, figlia di Tantalo. Aedona, invidiosa della prole della cognata, che aveva partorito sette fanciulli e altrettanto fanciulle, uccise per errore il proprio figlioletto Itilo. Zeus, commosso dal pianto di Aedona, la trasformò in un dolente usignolo; Zeto invece morì di dolore.
Niobe, la moglie di Anfione, vantandosi della propria figliolanza, incorse nelle ire di Latona, che inviò i suoi due unici figli a vendicare l’offesa subita: Apollo uccise i maschi e Artemide le femmine a colpi di freccia. Niobe ottenne da Zeus di essere tramutata in pietra, mentre Anfione si tolse la vita, per il troppo dolore.
Anfione e Zeto furono sepolti in una stessa tomba, e su di essa fu innalzato un tempio, in cui i due gemelli erano venerati col nome di Dioscuri della Beozia.