Il Partenone era l’enorme tempio situato sull’acropoli di Atene e dedicato ad Atena, divinità protettrice della pòlis. Partenone deriva dall’epiteto parthènos (vergine), attribuito alla dea.
La costruzione del Partenone cominciò all’incirca nel 447 a.C da parte degli architetti Ictino e Callicrate, sotto la supervisione di Fidia.
Il tempio è sopravvissuto alle sue riconversioni – in chiesa cristiana nel IV secolo d.C, in moschea nel 1460 – e anche, seppure parzialmente, al bombardamento dei veneziani nella guerra contro i turchi (1687), del cui impero la Grecia faceva parte.
Alla cella del tempio si accedeva attraverso un prònao (un portico) con sei colonne doriche sulla facciata e all’interno una fila di colonne fatte ad U cingevano la statua colossale della dea. Verso ovest l’opistòdomo (talvolta il portico veniva replicato anche nella parte posteriore della costruzione, ma non comunicava con la cella) appariva simile al prònao, con sei colonne doriche sulla facciata. Esso conduceva a un immenso spazio, nel quale il soffitto era sorretto da quattro colonne ioniche e dove erano tenuti i sacri arredi, comprese le vesti che le vergini tessevano per la dea. La perìstasi (il lato corto del tempio) contava sulla facciata otto colonne, mentre il lato lungo ne contava diciassette.
La costruzione era regolata da una fittissima rete di rapporti matematici e correzioni ottiche, che rendevano l’uso dell’ordine dorico più armonico: le colonne d’angolo hanno un diametro leggermente maggiore e tutte le colonne hanno un rigonfiamento a due terzi dell’altezza. Queste correzioni ottiche davano l’impressione di assoluta perfezione geometrica, da qualunque punto il tempio venisse guardato: ecco perché il Partenone godeva già nell’antichità la fama di tempio perfetto.
All’esterno dell’ edificio correva il fregio dorico.
Nella facciata orientale, quella principale, sopra l’accesso alla cella, la metope rappresentava la Gigantomachia (lotta tra dei e giganti); sui due lati lunghi, a nord, dove correva la via sacra delle processioni, la Presa di Troia (Ilioupersis), a sud, la Centauromachia (lotta tra Lapiti e Centauri); infine, sul lato corto a ovest, la metope rappresentava la Amazzonomachia (la battaglia di Perseo, principale eroe ateniese, contro le Amazzoni).
La rappresentazione di scontri contro esseri mitologici violenti, animaleschi, è una chiara allusione alla recente guerra contro i Persiani, barbari, agli occhi dei Greci.
Lungo la parete esterna del muro della cella correva il fregio continuo di tipo ionico. Era stato Fidia stesso ad introdurre il fregio figurato: rompeva la rigidità dell’ordine dorico e creava un legame con lo stile delle città asiatiche, colonie di origine ionica, sul cui rapporto Atene fondava la sua egemonia navale.
Sui quasi 160 metri di fregio il bassorilievo rappresentava le Panatenee, la processione delle feste in onore di Atena. Partendo dallo spigolo sud-ovest si vedevano gli efebi a cavallo, poi i sacerdoti, gli altri addetti e gli animali per i sacrifici. Nel fregio viene, quindi, abbandonato il soggetto mitologico, per celebrare Atena e la sua città, e gli stessi Ateniesi sono ammessi alla presenza delle loro divinità.
Dall’ingresso del tempio si poteva vedere l’enorme statua crisoelefantina (in oro e avorio) di Atena Parthènos, alta 12 metri. Dalle copie in dimensione ridotta e dalle descrizioni pervenute, si può affermare che la dea era in piedi, con il peplo e l’egida sul petto. Nella mano destra teneva Nike, la Vittoria, quasi a offrirla al proprio popolo, e poggiava la sinistra sul grande scudo a terra, decorato con Gigantomachia all’interno e Amazzomachia all’esterno.
L’elmo era sormontato da una sfinge, antico simbolo di regalità, e da due grifoni, ma secondo la tradizione anche orecchini, collana e suole dei sandali erano decorati.
Nel frontone orientale è raffigurata la Nascita di Atena.
Da sinistra, Helios segue la figura di Dioniso seduto, che si gira a brindare al sorgere del sole; alle sue spalle Iris, la messaggera, giunge rapida ad informare della nascita Demetra, che si volge verso di lei, mentre Kore, ancora seduta frontalmente, comincia a girarsi.
Cresce il movimento verso il centro, dov’è il perduto gruppo di Atena che nasce dalla testa di Zeus. A destra un gruppo di tre dee sedute si volge a guardare.
Nel frontone occidentale è rappresentato lo scontro tra Atena e Poseidone, per la supremazia sull’Attica: entrambi arretrano, allontanandosi l’uno dall’altro; tra loro doveva stare l’olivo fatto nascere da Atena, grazie al quale la dea vince la contesa sul dio del mare, che aveva fatto sgorgare una sorgente di acqua salata. Ai lati, figure che fuggono verso le estremità ed altre che convergono verso il centro sottolineano l’esplosione del gruppo centrale.
Il Partenone fa parte del progetto di ricostruzione dell’Acropoli, il cantiere più importante dell’intera antichità, promosso da Pericle, nell’intento di mostrare la raggiunta grandezza di Atene, uscita vittoriosa dalle Guerre persiane (la Prima guerra persiana e la Seconda guerra persiana), e che sotto di lui ebbe la sua massima fioritura economica e culturale.
A scopo celebrativo, d’altronde, nel corso della storia, vennero realizzati, ad esempio, anche la Colonna traiana e l’Ara Pacis di Augusto.