Il sugo della storia dei Promessi Sposi è la morale della vicenda ricavata da Alessandro Manzoni e messa in bocca ai personaggi Renzo e Lucia nell’ultimo capitolo (capitolo XXXVIII) del romanzo.
Qual è il sugo della storia dei Promessi Sposi?
Dopo essersi sposati e trasferitisi nel Bergamasco, Renzo e Lucia, in compagnia di Agnese e dei loro figli, ed economicamente prosperi, ricordano a volte le passate avventure. Dichiarano che hanno compreso che i guai capitano a chi si comporta in modo incauto, com’è accaduto al baldanzoso Renzo, ma anche a chi non ne ha alcuna colpa, come per l’innocente Lucia. In ogni caso, la piena fiducia in Dio aiuta a sopportarli e a farne lezioni per una vita migliore. «Questa conclusione da povera gente», è, secondo il narratore, così giusta da rappresentare il sugo di tutta la storia.
Non bisogna però pensare che il cattolicesimo per Alessandro Manzoni sia sinonimo di rassegnazione o passività: egli crede fermamente nel libero arbitrio, grazie al quale ognuno, al di là della nascita e del censo, può scegliere liberamente fra bene e male. Questo atteggiamento impedisce un eccessivo pessimismo di fronte alla storia umana: l’uomo può sempre intervenire con il proprio impegno e la propria rettitudine a modificare, per quanto possibile, il corso degli eventi.
Il sugo della storia Promessi Sposi – significato
Le ultime righe se le prende Manzoni per congedarsi dai lettori: «Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, cha abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se invece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta».
Con questa conclusione, Manzoni non solo chiude la narrazione, ma invita anche il lettore a riflettere sulle proprie esperienze e sul proprio posto nel mondo, elevando I Promessi Sposi da semplice romanzo storico a una meditazione universale sulla condizione umana.
