Home » Riassunti » Illuministi francesi Voltaire, Montesquieu, Rousseau

Illuministi francesi Voltaire, Montesquieu, Rousseau

Gli illuministi francesi Voltaire, Montesquieu, Rousseau riassumono i prinicipi dell’Illuminismo.

Voltaire e l’assolutismo illuminato

Voltaire, tra gli illuministi francesi, fu il punto di riferimento di tutti gli illuministi europei. Scrisse decine di opere. Le sue battaglie più tenaci furono quelle sulla libertà e la tolleranza.

Profondamente avverso alla monarchia assoluta, in particolare quella francese di Luigi XIV, sostenne la necessità di un potere assoluto, purché attribuito a un sovrano “illuminato” dalla Ragione (assolutismo illuminato), che gli permettesse di realizzare “dall’alto” radicali riforme giuridiche e sociali.

Montesquieu e la separazione dei poteri

Montesquieu nella sua opera Lo spirito delle leggi, considerata ancora oggi fondamentale, classificò i regimi politici in tre tipi: repubblica, monarchia e dispotismo (ovvero assolutismo). Ognuno di essi, sostenne, agisce in base a un suo peculiare principio:

  • la repubblica è mossa dalla virtù politica;
  • la monarchia si basa sul pregiudizio di classe;
  • il dispotismo dalla paura. Il dispotismo è il governo in cui «un solo uomo, senza legge e senza regola, trascina tutto e tutti dietro la sua volontà e i suoi capricci».

Montesquieu propose due interventi:

  • creare leggi e organismi costituzionali che limitino il potere del re trasformando la monarchia assoluta alla francese in monarchia parlamentare e costituzionale all’inglese;
  • realizzare l’equilibrio tra i tre poteri fondamentali dello Stato – legislativo, esecutivo, giudiziario – attraverso la loro separazione. Questa sua importantissima teoria è nota come “separazione dei poteri“; ad essa si ispirano ancora oggi tutte le Costituzioni democratiche, compresa quella italiana.

La separazione dei poteri di Montesquieu influenzerà la Rivoluzione americana e la Rivoluzione francese.

Il contratto sociale tra governanti e governati di Rousseau

Rousseau era uno dei pochi illuministi a non credere nel progresso. Sosteneva, infatti, che sotto l’apparente evoluzione delle tecniche e dei costumi, la società europea era destinata a un rapido declino morale.

Il punto focale delle sue ricerche è la disparità che separa ricchi e poveri, deboli e potenti. Egli ravvisa la felicità solo nello “stato di natura” in cui erano vissuti i cacciatori preistorici, accontendandosi di ciò che avevano e non avvertendo la necessità di farsi la guerra.

Tutto era cambiato – secondo Rousseau – quando, trovandosi in un ambiente meno accogliente, per sopravvivere avevano inventato l’agricoltura, la metallurgia e la divisione del lavoro. I più industriosi avevano allora cominciato a rivendicare la proprietà della terra che lavoravano e da ciò erano nati i conflitti e le differenze sociali.

Poiché tornare allo “stato di natura” è impossibile, per superare questa situazione Rousseau sostiene che è necessario almeno stabilire un “contratto sociale“, in cui ciascuno rinuncia ai propri particolari interessi in nome di quelli di tutti.
Non pensò di abolire la proprietà privata, ma di livellarla eliminando gli eccessi di ricchezza.

Nascerebbe così una società basata «sulla subordinazione completa dell’individuo alle esigenze del bene comune», gestita attraverso una forma di democrazia diretta, in cui la sovranità appartiene al popolo e nessuno può essere delegato a esercitarla in nome del popolo.

Ti potrebbe interessare anche:

Il Secolo dei Lumi e Illuminismo caratteri principali

 

 

 

Ultimi articoli

Giochi

Sullo stesso tema