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Immagini acheropite della cristianità

Le immagini acheropite sono immagini sacre che, secondo la tradizione cristiana, non sarebbero frutto del genio e della fatica di un artista, ma autentiche, cioè ottenute per il contatto diretto con il viso o con l’intero corpo di Gesù.

Le immagini acheropite, per chi le ritiene autentiche, non solo svelano il “vero” volto di Gesù ma sono anche “vere” reliquie, anzi le reliquie più importanti perché originate dal contatto con il Cristo stesso.

I problemi scientifici sull’autenticità o meno delle immagini acheropite sono molto complessi.

Le immagini acheropite che hanno un ruolo importante nella storia religiosa della cristianità sono tre: il Mandylion di Edessa, il Velo della Veronica; la Sindone di Torino.

Il Mandylion di Edessa

Il termine “mandylion” deriva dal latino mantele, cioè “tovagliolo, asciugamano” o dall’arabo mandil, cioè “velo, fazzoletto”.

La leggenda racconta che Abgar, re di Edessa in Siria, era malato di lebbra. Avendo sentito parlare di Gesù e dei miracoli che compiva, gli inviò una lettera nella quale chiedeva di essere liberato dal suo male e gli offriva asilo, avendo appreso che i Giudei mormoravano contro di lui.

Gesù non aderì alla richiesta, ma gli inviò una lettera nella quale prometteva di mandare ad Abgar uno dei suoi discepoli. Allora Abgar inviò a Gerusalemme un pittore con l’incarico di dipingere il volto di Cristo, ma una volta abbozzato questi diventava talmente luminoso che il pittore non poteva proseguire nel suo lavoro; allora Gesù, preso un lembo del suo mantello, lo applicò sul suo viso e impresse l’immagine del suo volto.

La leggenda ci informa che, solo dopo la morte di Gesù, Taddeo, uno dei discepoli, portò ad Abgar l’immagine e grazie al semplice contatto questi guarì dalla lebbra.

Esiste notizia di questa reliquia fin dal VI secolo. Nel 944 fu portata a Costantinopoli; se ne persero le tracce nel 1204, quando la città fu saccheggiata nel corso della quarta crociata. Oggi esistono tre presunti mandylion che si trovano l’uno a Genova, presso la chiesa di San Bartolomeo degli Armeni, l’altro a Roma, nella Cappella di Matilda in Vaticano, e l’altra ancora a Manoppello, in provincia di Pescara, nella Basilica del Volto Santo.

Il Velo della Veronica

Secondo la leggenda, mentre Cristo trascinava la croce verso il Calvario gli si avvicinò una donna che, impietosita, volle asciugare il suo volto rigato di sangue e sudore con un panno. Su di esso, per miracolo, rimase impressa indelebilmente l’effigie del volto di Gesù.

La reliquia venne chiamata, con aggettivo latino e sostantivo di origine greca, vera icona, cioè “vera immagine”. I due termini, fondendosi, diede origine a veronica, che divenne anche il nome della donna della leggenda e, quindi, una santa oggetto di culto.

Erano varie le chiese che, in Europa, esibivano in particolari festività veroniche che si volevano autentiche (ma che erano opere pittoriche).

Oggi esistono diversi presunti “Velo della Veronica”, tra questi c’è quello conservato presso la Basilica di San Pietro, in Vaticano.

La Sindone di Torino

La Sindone di Torino è sicuramente la più nota tra le immagini acheropite. Ne parliamo dettagliatamente qui.

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