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Imperialismo romano: quando ha inizio e conseguenze

L’imperialismo romano è il processo di conquista che portò i Romani a sottomettere altri popoli al fine di costruire un impero.

Quando inizia l’imperialismo romano?

Secondo lo storico greco Polibio (2° secolo a.C.) l’imperialismo romano ha inizio con l’occupazione della Sicilia e le conseguenti guerre puniche. Le guerre puniche, iniziate nel 264 a.C. durarono più di cento anni e si conclusero con la totale distruzione di Cartagine (146 a.C.). Nel frattempo Roma si volse anche alla conquista della Macedonia, della Grecia e del Vicino Oriente, rivelando definitivamente il carattere imperialistico della sua espansione, che la portò nei secoli successivi a dominare su gran parte del mondo allora conosciuto.

Quali furono le conseguenze dell’imperialismo romano?

La grande estensione delle terre conquistate da Roma presentò subito un problema: come controllare tutti i territori, anche quelli più distanti? Il problema venne risolto con la costruzione delle strade.

Nei nuovi territori conquistati Roma non si accontentò di saccheggiare e imporre riparazioni di guerra, ma prese a sfruttare tutte le risorse. Sotto forma di tributi, di prodotti agricoli (soprattutto cereali), di sfruttamento delle miniere, di schiavi, di prodotti di lusso, ecc. cominciò ad affluire a Roma una ricchezza mai vista in passato.

La ricchezza però rimase un privilegio dei patrizi. I plebei che partivano per combattere erano costretti a lasciare le proprie terre. Al loro ritorno le trovavano incolte e improduttive ed erano dunque costretti a venderle ai patrizi, che diventavano sempre più ricchi e proprietari di latifondi. I pochi contadini rimasti nelle campagne non riuscivano neppure a lavorare come braccianti, perché i latifondisti facevano coltivare le loro terre ai prigionieri di guerra divenuti schiavi.

La necessità di controllare territori vastissimi e molto lontani indusse i Romani a creare le province. Le prime province, intese come distretti amministrativi fuori dall’Italia, furono istituite dopo la prima guerra punica, nel 227 a.C. Le prime province romane furono la Sicilia e, a formare un’unica provincia, la Sardegna e la Corsica. Le province erano governate da governatori romani chiamati proconsoli o propretori (perché ex consoli o ex pretori) nominati dal Senato; i governatori romani spesso approfittavano del potere per arricchirsi, diffondendo la corruzione.

Nella maggior parte dei casi, i popoli conquistati dai Romani si trasformarono via via da nemici ad alleati. Si verificò allora un processo di romanizzazione per cui queste popolazioni adottarono pian piano lo stile di vita e la lingua dei Romani, cioè il latino.

Un passaggio fondamentale per consolidare il legame con i popoli vinti fu poi la concessione della cittadinanza romana, che dava privilegi e vantaggi economici.

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