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Impero Bizantino o Impero Romano d’Oriente riassunto

L’Impero romano d’Oriente è chiamato anche Impero bizantino perché la sua capitale, Costantinopoli, era stata fondata da Costantino nel luogo in cui sorgeva un’altra città, Bisanzio (dove oggi si trova l’attuale Istanbul).

La storia dell’Impero Romano d’Oriente o Impero Bizantino iniziò nel 395 quando, morto Teodosio I, l’Impero romano si divise definitivamente in Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente tra i suoi due figli: ad Arcadio l’Oriente, a Onorio l’Occidente.

La storia dell’Impero Romano d’Oriente o Impero Bizantino proseguì fino al 1453, quando Costantinopoli venne conquistata dai Turchi.

L’Impero Romano d’Occidente, invece, cadde nel 476, con la deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre, re dei Goti. Nei suoi territori si formarono i Regni romano-germanici.

Il territorio dell’Impero Bizantino o Impero Romano d’Oriente comprendeva la Penisola anatolica, le coste del Mediterraneo orientale e parte della Penisola balcanica (compresa la Grecia), ma anche alcuni territori occidentali riconquistati dall’imperatore Giustiniano I nel VI secolo. Tra questi vi erano alcune aree dellla Penisola italica, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica.

La lingua ufficiale dell’Impero Bizantino era il greco che, a partire dal VII secolo, prese il posto del latino e anche l’imperatore cominciò a essere indicato con il temine greco basileus (re), al posto di imperator o augustus.

Gli abitanti dell’Impero Bizantino o Impero Romano d’Oriente – i bizantini – ancora nel XV secolo continuavano a definirsi  “romani”; a chiamare l’impero Romània; a considerarsi gli unici veri eredi della tradizione di Roma. Il termine “bizantini” si introduce molto più tardi, nel XVIII secolo, per distinguere gli abitanti dell’Impero Romano d’Oriente da quelli dell’antico Impero romano.

L’Impero Bizantino riuscì a sopravvivere ancora più di mille anni rispetto a quello d’Occidente per diversi motivi concomitanti:

sul piano militare, i successori di Teodosio – il figlio Arcadio (395-408) e il nipote Teodosio II (408-450) – abbandonarono la politica di accoglienza dei barbari come federati dell’Impero e si mostrarono intransigenti verso ogni tentativo dei comandanti militari germanici di prendere il potere. I soldati barbari continuarono a essere arruolati come mercenari e sempre sottoposti al controllo di ufficiali imperiali. Allo stesso tempo, per ridurre la presenza e l’influenza dei popoli germani nell’esercito, l’Impero d’Oriente si servì degli Isauri, un popolo originario dell’Asia Minore (non germanico) e facente parte dell’Impero da secoli;

le incursioni in Oriente furono meno numerose e devastanti di quelle avvenute in Occidente; di conseguenza l’economia orientale continuò a prosperare, fornendo agli imperatori i mezzi economici per finanziare gli eserciti e pagare eventuali tributi ai capi barbari;

un altro espediente di successo fu quello di indurre le popolazioni germaniche di spostarsi in Occidente in cambio del diritto di governare quei territori in nome dell’imperatore;

l’agricoltura in Oriente non conobbe la crisi che impoverì le campagne dell’Occidente, dove all’estensione del latifondo corrispose la graduale scomparsa dei piccoli proprietari terrieri. Nei territori orientali, durante il V secolo, la piccola proprietà agricola era ancora florida e continuò a fornire abbondanti derrate agricole a tutte le città dell’Impero;

furono però soprattutto i commerci ad assicurare prosperità e ricchezza, grazie al fatto che le grandi vie di comunicazione dell’Impero, per mare e per terra, non furono interrotte dalle invasioni barbariche;

la vitalità dei commerci mantenne vivo l’uso delal moneta, mentre in molte zone dell’Occidente si tornava a un’economia basata sul baratto;

in Oriente le città non si spopolarono, come avvenne in Occidente in conseguenza delle incursioni dei barbari, che prendevano di mira soprattutto i centri urbani;

lo Stato continuò a funzionare perché era amministrato da funzionari fedeli all’imperatore;

l’esercito non riuscì mai a prendere il sopravvento sul potere civile né ad avere un ruolo determinante nella scelta degli imperatori, come era avvenuto in Occidente;

al vertice dello Stato centralizzato c’era l’imperatore, la cui autorità non fu mai messa in discussione. Il suo potere era assoluto, anche perché si credeva derivasse direttamente da Dio. Era considerata una figura sacra e inviolabile, perché si vedeva in lui il vicario di Cristo, cioè il rappresentante di Dio sulla Terra, con il compito di guidare e vegliare, di portare – e se necessario imporre – la fede cristiana a tutti i popoli. Si affermò così il principio del cesaropapismo, caratteristico del mondo bizantino: l’imperatore era la maggiore autorità non solo in campo politico, ma anche in quello religioso.

Tuttavia, l’Impero Bizantino fu danneggiato dalla mancanza di una legge precisa che regolasse la trasmissione del potere (e ciò provocò frequenti ribellioni); dalle contese religiose; dalla confusione nelle mani dell’imperatore del potere politico e dell’autorità religiosa.

Inoltre la rigida burocratizzazione centralizzata e il dispotismo assoluto degli imperatori bizantini impedirono spesso un armonico sviluppo sociale, economico e politico. Nonostante ciò l’Impero Bizantino resistette alla doppia minaccia dei barbari del Nord (Unni, Avari, Slavi, Bulgari; Russi) e degli invasori dell’Est e del Sud (Persiani, Arabi, Turchi) e con il suo vigore militare salvò a più riprese l’Europa.

L’Impero Bizantino fu la sede della civiltà più splendida di tutto il Medioevo.

 

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