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Inferno Canto 1. Riassunto e commento

Inferno Canto 1 della Divina Commedia di Dante. Riassunto e commento.

Argomento del Canto 1:

  • La selva (vv. 1-12)
  • Il colle illuminato dal sole (vv. 13-30)
  • Le tre fiere (vv. 31-60)
  • Virgilio (vv. 61-99)
  • Profezia del veltro (vv. 100-111)
  • Il viaggio nell’oltretomba (vv. 112-136)

 

Inferno Canto 1: La selva (vv. 1-12)

Dante, verso la metà della vita, cioè a 35 anni (secondo la concezione dantesca – e classica – la metà della vita corrisponde a 35 anni. Dal momento che Dante è nato nel 1265, l’azione si svolge nel 1300), si ritrova smarrito in una «selva oscura (simbolo della vita mondana e del peccato). Non sa ricordare in che modo ha perso la «dritta via» (la fedeltà ai valori cristiani, la via giusta, che conduce alla salvezza), perché la sua mente era offuscata quando vi è penetrato.

Inferno Canto 1: Il colle illuminato dal sole (vv. 13-30)

Dopo una notte di angoscia trascorsa nella selva, il poeta giunge infine ai piedi di un colle (allegoria della salvezza promessa in Terra agli uomini) illuminato dai raggi del Sole (simbolo di Dio e della Grazia divina, che guida gli uomini durante l’esistenza terrena) che sta sorgendo e ciò calma un po’ la sua paura.

Pieno di speranza al pensiero del pericolo appena scampato (essere uscito dalla selva), si volta indietro a guardare il passaggio che non lascia vivo mai nessuno. Dopo essersi riposato per qualche istante, riprende il cammino con passo impacciato (allegoricamente vuol significare che il suo proposito di raggiungere la virtù è ancora incerto, malfermo).

Inferno Canto 1: le tre fiere (vv. 31-60)

Sta per raggiungere il colle, quando a farlo retrocedere e a ripiombarlo in una cupa disperazione, sopraggiungono una dopo l’altra tre fiere: una lonza (la lussuria), un leone (la superbia), una lupa (l’avidità). Ciascuna di esse rappresenta gli ostacoli che l’umanità incontra sul proprio cammino e che la conducono all’infelicità in Terra e alla dannazione ultraterrena.

Inferno Canto 1: Virgilio (vv. 61-99)

A soccorerlo l’ombra del grande poeta latino Virgilio vissuto al tempi di Giulio Cesare e Augusto, e quindi durante il paganesimo (Virgilio nacque nel 70 a.C. e morì nel 19 a.C.). È l’autore dell’Eneide, il poema che canta le gesta di Enea.

Dante ne fa un maestro di stile e insieme di vita, e perciò degno di condurlo attraverso Inferno e Purgatorio. Virgilio rappresenta quell’umanità che, prima dell’avvento di Cristo, seguì valori nobili e giusti: Dante ne fa perciò un’allegoria della ragione, al tempo stesso indispensabile al conseguimento della salvezza, ma insufficiente se non è completata dalla fede.

Virgilio chiede a Dante perché sta tornando indietro verso la selva invece di salire il monte che è inizio e causa di ogni gioia. Ma Dante è preso da forte ammirazione e prima di rispondere alla sua domanda gli dichiara che lui è il più grande poeta mai vissuto, è il suo maestro e modello di «bello stile». Poi lo prega di aiutarlo a salvarsi dalla lupa che gli sbarra la strada. Virgilio dichiara che deve percorrere un’altra strada se vuole salvarsi, perché la lupa non lascia passare nessuno, anzi uccide chiunque e non essendo mai sazia (la lupa rappresenta l’avidità indicata da Dante come il male peggiore del suo tempo) dopo aver mangiato ha più fame di prima.

Inferno Canto 1: Profezia del veltro (vv. 100-111)

Virgilio gli spiega che per vincere la lupa e ricacciarla nell’Inferno occorrerà un veltro, cioè un cane da caccia ben addestrato e veloce. Il veltro è allegoricamente un riformatore immune dal peccato di avidità, che rinnoverà gli istituti ecclesiastici e civili e ristabilirà fra gli uomini la purezza dei costumi evangelici, la giustizia e la pace.

Il veltro sarà, fra l’altro, la salvezza di quell’Italia per la quale sono morti tanti giovani eroi. Dante allude ad essi riferendosi a quattro personaggi dell’Eneide di Virgilio (concepita come opera rigorosamente storica) in quanto nell’Eneide è narrata la fase che prelude alla fondazione di Roma, e dunque un momento decisivo del destino dell’Italia e dell’Impero di Roma. I quattro personaggi che Dante cita sono sia i compagni di Enea, Eurialo e Niso (per un approfondimento leggi Eneide Libro 9: riassunto, personaggi, luoghi), sia suoi nemici, Camilla e Turno (per un approfondimento leggi Eneide Libro 11: riassunto, personaggi, luoghi).

Inferno Canto 1: Il viaggio nell’oltretomba (vv. 112-136)

Ma ora Virgilio condurrà Dante attraverso i due regni della dannazione (Inferno) e della penitenza (Purgatorio), per affidarlo poi a un’anima beata (Beatrice) che lo guiderà in Paradiso (Virgilio essendo vissuto prima del cristianesimo è pagano e non gli è permesso entrarvi).

Solo conoscendo il mondo ultraterreno Dante potrà purificarsi e salvarsi. I due poeti iniziano così il loro viaggio.

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