Ascolta “Dante Alighieri – La Divina Commedia – Canto 5 Inferno” su Spreaker.
Canto 5 Inferno della Divina Commedia di Dante. Il canto 5 dell’Inferno descrive il secondo cerchio infernale, quello dei lussuriosi. Si articola in tre momenti ben distinti:
- l’incontro con il giudice infernale Minosse (vv. 1-24)
- la descrizione del luogo e l’indicazione delle anime principali (vv. 25-72)
- l’incontro con Paolo e Francesca (vv. 73-142)
Inferno Canto 5: Minosse, il giudice infernale (vv. 1-24)
Usciti dal Limbo, Dante e Virgilio giungono nel secondo cerchio dell’Inferno. Qui Minosse, giudice terribile e inflessibile, assegna a ciascun dannato il luogo dove verrà punito, e comunica la sua sentenza attorcigliando intorno al corpo la lunghissima coda tante volte quanti sono i cerchi che il dannato dovrà scendere per scontare la sua punizione.
Minosse non appena vede che Dante è vivo, gli si rivolge con durezza e lo ammonisce a non fidarsi di Virgilio, perché uscire dall’Inferno non è così facile come entrare, ma Virgilio lo azzittisce, dicendogli che la presenza di Dante all’inferno è volontà di Dio. Così i due poeti possono proseguire il loro cammino.
Inferno Canto 5: i lussuriosi (vv. 25-72)
Dante e Virgilio assistono alla terribile bufera di vento che trascina e tormenta le anime dannate di coloro che peccarono per lussuria: secondo la legge del contrappasso, come in vita si lasciarono travolgere dalla passione amorosa, così ora sono spinti e travolti da un vento impetuoso e incessante.
Dante distingue nella folla dei lussuriosi una particolare schiera di anime, che procedono in fila come le gru (la similitudine con le gru verrà ripresa da Dante per indicare i lussuriosi nel Canto 26 del Purgatorio). Si tratta di peccatori carnali morti tragicamente, vittime della loro passione. Tra esse Virgilio addita a Dante personaggi dell’antichità e del mondo medievale:
- Cleopatra, regina d’Egitto del I secolo a.C., amata da Giulio Cesare e da Marco Antonio, morta suicida per non cadere prigioniera di Ottaviano;
- Semiramide, regina degli Assiri, vissuta nel IX secolo a.C. Famosa già nelle letterature antiche, divenne nel Medioevo esempio di lussuria perché consentì con legge i matrimoni fra genitori e figli, avendo lei stessa sposato il figlio dopo la morte del marito;
- Didone, regina di Cartagine, e narrata dallo stesso Virgilio nel IV libro dell’Eneide, si suicidò quando Enea l’abbandonò;
- e ancora Elena, la cui bellezza scatenò la guerra di Troia, Achille e Paride, eroi del mito greco;
- Tristano, cavaliere dei romanzi arturiani.
Inferno Canto 5: Francesca da Rimini (vv. 73-142)
L’attenzione di Dante è catturata dagli spiriti ancora uniti di un uomo e di una donna, che vagano. Quando questi si avvicinano, li interroga sulla loro sorte. A parlare è Francesca da Rimini, figlia del signore di Ravenna, Guido da Polenta. Di lei si innamorò il cognato Paolo Malatesta. Il marito Gianciotto Malatesta li sorprese insieme e li uccise.
Di fronte alla pena e alla nobiltà di Francesca, Dante è preso da un profondo dolore e le chiede come si sia resa conto di essersi innamorata. Lei racconta: un giorno, lei e Paolo leggevano il romanzo di Lancillotto e Ginevra, moglie di re Artù, di cui Lancillotto era il fedele scudiero. Erano soli, lei e Paolo, e la vicenda di quell’amore illecito li turbò. Esitavano, ma quando lessero del bacio che i due amanti si scambiarono, cedettero (“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”, dice Francesca). Dopo questo bacio, i due vennero scoperti e uccisi da Gianciotto.
La pietà di Dante per i due spiriti, condotti alla morte e dannati per amore, è così alta che sviene. È così che si chiude il canto 5 dell’Inferno.
Spiegazione canto 5 Inferno
Al centro del canto si pone l’incontro di Dante e Virgilio con Paolo e Francesca. Sono gli unici dannati lussuriosi a procedere in coppia, indice della particolarità del loro amore, per quanto colpevole. Tra i due, Dante dà voce a Francesca, mentre Paolo rimane accanto a lei in silenzio e piange. La giovane donna non riferisce i particolari della loro tragica vicenda, realmente accaduta ai tempi di Dante: vi accenna solo.
Del resto, sono scarse le notizie storiche attorno a questi due personaggi. Si sa che Francesca, donna sensibile, colta e raffinata, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, andò sposa in giovane età a Gianciotto Malatesta, signore di Rimini, uomo deforme e zoppo, per motivi politici e diplomatici: il matrimonio doveva sancire la pace tra i due casati. Francesca s’innamorò del cognato Paolo Malatesta, uomo bello e di animo gentile. Dante conosceva quest’ultimo, perché era stato capitano del popolo a Firenze tra il 1282 e il 1283. I due divennero amanti e sorpresi da Gianciotto furono uccisi, molto probabilmente nel 1285; Francesca aveva poco più di vent’anni.
Dalle parole di Francesca emerge chiaramente la concezione stilnovistica dell’amore, in particolare il rapporto fra l’amore e la nobiltà dell’animo, condizione necessaria perché il sentimento possa esprimersi compiutamente. Il trionfo dell’amore avviene soltanto nel cuore gentile, nobile non di stirpe ma di sentimenti, mentre rifugge dall’animo volgare.
Motivo centrale del canto 5 dell’Inferno è anche la profonda partecipazione affettiva e il turbamento del poeta, combattuto tra la condanna morale e la comprensione pietosa del potere della passione amorosa che può elevare a Dio, ma anche degradare fino alla dannazione.