Con il termine infibulazione (dal latino fibula, che significa “spilla”) si intende una procedura mutilativa con la quale la vagina viene parzialmente chiusa con una sutura che lascia solo una piccola fessura per il passaggio dell’urina e del sangue mestruale.
L’obiettivo è quello di impedire l’accoppiamento e mantenere la verginità prima del matrimonio.
Dopo le nozze la sutura è rimossa dallo sposo o dalle parenti della sposa per consentire di consumare il matrimonio.
Si tratta di una pratica diffusa prevalentemente nell’Africa Subsahariana, ma l’immigrazione ha fatto sì che essa sia praticata anche in Europa e in Italia.
L’età per l’infibulazione varia a seconda delle etnie. Si stima che attualmente in molti Paesi si pratichi sulle neonate.
In molti Paesi di immigrazione, tra cui l’Italia, sono state approvate leggi contro tale pratica.
L’infibulazione non solo è considerata una violazione dei diritti umani ma viola il diritto alla salute, alla sicurezza e all’integrità fisica, il diritto a essere liberi da ogni forma di tortura e crudeltà.