Con il termine invasioni barbariche si indica quel periodo di tempo in cui popoli germanici penetrarono nel territorio dell’Impero romano e vi si insediarono, dapprima con infiltrazioni negli eserciti di confine e stanziamenti approvati dagli imperatori (secc. III-IV), poi, nell’ultimo scorcio del IV e durante il V secolo, sotto la pressione degli Unni, questi insediamenti assunsero carattere di migrazione violenta.
Le invasioni barbariche storia: cronologia, fatti, protagonisti
Le prime invasioni barbariche
Dopo le fugaci incursioni del II sec. (Quadi e Marcomanni varcarono il Danubio nel 166), Alamanni e Franchi passarono il confine del Reno e devastarono la Gallia nel 242, nel 253, e, soprattutto, nel 276, compiendo azioni di razzia anche in Spagna e nell’Italia settentrionale, mentre i Goti premevano sulla frontiera del Danubio.
Tuttavia l’opera degli imperatori illirici (una serie di imperatori provenienti dell’Illirico che governarono l’Impero di Roma tra il 268 e il 285) e, soprattutto, la nuova organizzazione data agli eserciti da Diocleziano e Costantino permise di contenere i Barbari fuori dai confini.
Le invasioni barbariche a partire dal IV secolo cronologia
Verso la metà del IV secolo, arrivarono in Ucraina gli Unni e incontrarono i primi Germani, gli Ostrogoti. Incalzati dagli Unni, gli Ostrogoti si spostarono verso Occidente sospingendo i Visigoti.
Gli Ostrogoti, vinti verso il 370, si stabilirono sulle rive del Dnestr (tra Ucraina e Moldavia), mentre i Visigoti varcarono nel 376 il Danubio con l’autorizzazione dell’imperatore Valente.
In seguito Valente, costretto a frenare con le armi l’avanzata dei Visigoti verso il Mediterraneo, venne da loro vinto e ucciso il 9 agosto 378 nella battaglia di Adrianopoli.
Quattro anni dopo, l’imperatore Teodosio I (379-395) concesse ai Visigoti di insediarsi in Tracia in qualità di federati. Da allora, le invasioni barbariche procedettero in modo inarrestabile dal medio Reno e dal basso Danubio, in direzione Ovest e Sud e i Barbari finirono con l’occupare tutta l’Europa occidentale.
I Visigoti, con a capo Alarico, saccheggiata la Grecia, assediarono Aquileia nel 401. Vinti da Stilicone, essi tornarono nel 408 e, dopo due anni di assedio, occuparono e saccheggiarono Roma nel giugno 410.
Alarico pensò di passare in Africa ma, giunto in Calabria, morì. Il suo successore Ataulfo ricevette dall’imperatore Onorio la Gallia Narbonese (413); da qui egli mosse a occupare l’intera Aquitania.
Intanto, nel 406, Vandali, Svevi e Alani avevano oltrepassato il Reno presso Magonza, devastato la Gallia e penetrato in Spagna, mentre dietro a loro l’Alsazia veniva occupata dagli Alamanni.
Infine, i Vandali guidati da Genserico passarono dalla Spagna in Africa (429) e dieci anni dopo ne compirono la conquista con l’occupazione di Cartagine.
Nel 407, dal Nord dell’Europa, Angli e Sassoni scesero a occupare la Bretagna, mentre i Franchi mossero verso la Somme e la Senna.
Una nuova e più grande minaccia venne dagli Unni guidati da Attila. Attila invase la Gallia nel 451, rimanendo poi sconfitto nella battaglia dei Campi Catalaunici. Ritiratosi in Pannonia e qui ricostituito l’esercito, Attila penetrò in Italia e, occupata Aquileia, giunse in Lombardia con l’intenzione di muovere verso Roma, ma per l’intervento di papa Leone Magno, tornò indietro morendo poco dopo in Pannonia.
Cessato il pericolo unno, Roma venne una seconda volta (e più duramente) saccheggiata dai Vandali (455), che avevano esteso il loro dominio anche sulle coste e sulle isole tirreniche.
Negli anni seguenti, sul trono di Roma si succedettero imperatori sempre più deboli.
Nel 475 il generale Oreste riuscì a far proclamare imperatore il figlio tredicenne: si chiamava Romolo, proprio come il fondatore di Roma. Fu presto soprannominato Augustolo, «piccolo Augusto».
Le invasioni barbariche e la caduta dell’impero romano d’occidente
Romolo Augustolo (475-476) regnò appena un anno e fu l’ultimo imperatore romano d’Occidente. Ad abbatterlo fu Odoacre, un generale di stirpe germanica. Odoacre esiliò Romolo Augustolo in Campania e inviò le insegne imperiali a Costantinopoli: voleva dire, con questo gesto, che l’unico imperatore romano era quello dell’Impero romano d’Oriente. Odoacre si proclamò «re delle genti» (rex gentium) e governò la penisola italica in quanto legittimo rappresentante riconosciuto dall’imperatore bizantino.
Questo atto segnò la fine dell’Impero romano d’Occidente e la costituzione nelle sue terre dei Regni romano-barbarici.