L’Invincibile Armata (Invencible Armada in spagnolo) è la flotta allestita nel 1588 da Filippo II di Spagna (cattolico e fortemente devoto al papa) per invadere l’Inghilterra e abbattere la regina (protestante) d’Inghilterra Elisabetta I, che faceva di tutto per danneggiare la potenza marinara spagnola: arrivò ad autorizzare addirittura i corsari ad assaltare le navi provenienti dalle colonie spagnole in Sudamerica e a rubarne i preziosi carichi d’oro e d’argento.
Perciò nel 1588 Filippo II decise di raccogliere la sfida della sovrana inglese: allestì la più grande flotta da sbarco che mai fino ad allora avesse solcato i mari.
L’Invincibile Armata contava 130 navi, 30.000 uomini, 2400 pezzi di artiglieria. Al comando della flotta era stato designato il più abile ammiraglio della Spagna, il marchese di Santa Cruz, mentre Alessandro Farnese aveva il compito di far sbarcare in Inghilterra altri 30.000 soldati di stanza nei Paesi Bassi.
Ma in seguito alla morte di Santa Cruz si dovette lasciare il comando in mano al duca di Medina Sidonia, Alonso Pérez de Guzman, di mediocri capacità.
Nel luglio 1588 la flotta spagnola – dopo ripetuti attacchi improvvisi degli abili comandanti inglesi (Francis Drake, John Hawkins, Martin Frobisher, lord Charles Howard), l’indecisione del duca di Medina Sidonia e il ritardo di Alessandro Farnese nel prendere contatto con la flotta – entrò nel Canale della Manica, trovandosi di fronte le navi inglesi, che sconfissero quelle spagnole.
Le ragioni della disfatta
La tattica spagnola era tradizionale: i pesanti galeoni, robusti ma difficili da manovrare, avevano un’artiglieria adatta al tiro ravvicinato. La tattica inglese si basava invece su navi più agili, armate con cannoni di lunga gittata che cercavano di affondare le imbarcazioni nemiche a distanza.
Di fronte a questo nuovo modo di combattere, gli spagnoli si trovarono impreparati e subirono gravi perdite. Tremende tempeste nel canale della Manica fecero il resto.
Tornarono in Spagna solo 53 navi. La sconfitta dell’Invincibile Armata segnò l’inizio del predominio sui mari dell’Inghilterra di Elisabetta I, aprendo la strada all’espansione coloniale e commerciale.