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Ironia manzoniana nei Promessi Sposi

L’ironia manzoniana è uno degli aspetti più accattivanti dei romanzo I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Come figura retorica, consiste nell’esprimere un concetto per lasciare intendere il suo contrario.

Si tratta di un particolare modo di procedere che invita il lettore da una parte a credere a quello che legge, dall’altra a rilevare i segnali che l’autore gli manda per aiutarlo a rendersi conto che le cose stanno in realtà esattamente alla rovescia rispetto a ciò che il testo afferma.

Perché Manzoni ricorre all’ironia?

Manzoni ricorre alla figura retorica dell’ironia con una finalità prevalentemente educativa, perché mentre si sorride spesso si riflette: il lettore, allora, critico nei confronti del testo, cerca di comprenderlo nei suoi significati più profondi.

Esempi di ironia manzoniana

Vediamo alcuni esempi dell’ironia manzoniana:

  • nel capitolo 1 quando don Abbondio vede i bravi di don Rodrigo venuti per impedirgli di celebrare le nozze, per prima cosa fa «un rapido esame, se avesse peccato contro qualche potente, contro qualche vendicativo; ma, anche in quel turbamento, il testimonio consolante della coscienza lo consolava alquanto». Esame, peccato e coscienza sono termini propri della morale cattolica, qui impiegati in una situazione rovesciata: è infatti il curato a farsi un esame di coscienza trovandosi di fronte a «due galantuomini», mentre dovrebbe opporsi e difendere i suoi parrocchiani dal sopruso del potente;
  • quando il narratore, ricorrendo all’autoironia, nel capitolo 1 immagina di avere solo «venticinque lettori», usando un’iperbole rovesciata per indicare lo scarso numero di coloro che suppone lo leggeranno;
  • nel capitolo 14 quando Renzo chiede che gli venga indicata un’osteria, dopo aver partecipato al tumulto di san Martino, uno sconosciuto, che il lettore sa essere un poliziotto travestito che vuole arrestare Renzo come sovversivo, risponde: «conosco appunto un’osteria che farà al caso vostro»; la frase assume per il lettore, che ha una conoscenza più ampia rispetto al personaggio in merito a quella determinata situazione, un significato che Renzo non può intendere, in cui osteria allude alla prigione;
  • quando, nel capitolo 38, riferendosi ai lettori stessi, il narratore ne prende in giro i gusti letterari: poiché essi desiderano leggere solo storie straordinarie, come quelle che riempiono le pagine dei romanzi di “consumo”, dichiara che evita di raccontare la serena vita matrimoniale di Renzo e Lucia, che li «seccherebbe a morte».

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