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Isis significato e Stato islamico

Impariamo il ignificato e l’origine di Isis, sigla (anche ISI o IS o DAESH) che identifica lo Stato Islamico e che in questi anni è entrato nelle cronache internazionali per gli attacchi terroristici che hanno colpito stati islamici e occidentali.

Cosa significa Isis

Il 29 giugno 2014, primo giorno di ramadan per i musulmani, dalla Grande moschea al-Nuri di Mossul, in Iraq, Abu Bakr al-Baghdadi si autoproclama il califfo dello Stato islamico.

Di Abu Bakr al-Baghdadi, islamico sunnita di origine irachena, non si sa molto: era forse un imam in Iraq durante la seconda guerra del Golfo; successivamente, nel 2004, detenuto nelle carceri militari americane in Iraq durante l’occupazione. Liberato, si è arruolato nelle milizie di Al Qaeda («la base»). Poco tempo dopo, se ne è allontanato per aderire a un nuovo gruppo denominato AQI, cioè Al Qaeda in Iraq, capeggiato da Abu Musab al-Zarqawi.

Dopo la morte di Abu Musab al-Zarqawi, AQI è passata nelle mani di Abu Bakr al-Baghdadi, che ne ha cambiato il nome in ISI, cioè Stato islamico in Iraq; successivamente in ISIS, cioè Stato islamico dell’Iraq e della Siria o semplicemente IS, Stato Islamico. È anche identificato con la sigla Daesh, cioè Stato islamico dell’Iraq e del Levante. In Europa sono stati i francesi ad adottare per primi la parola Daesh per indicare lo Stato islamico. I jihadisti invece trovano il termine Daesh dispregiativo perché somiglia a un altro termine arabo che significa «portatore di discordia».

La frontiera fra Iraq e Siria era stata abbattuta, solo qualche giorno prima della proclamazione dello Stato islamico, con grandi festeggiamenti da parte dei miliziani jihadisti. Si trattava della frontiera stablita nel 1916 dall’accordo Sykes-Picot, il patto di spartizione dei territori mediorientali fra Gran Bretagna e Francia.

Lo Stato Islamico o Daesh

Per l’ISIS è l’inizio di una rapida espansione in Iraq e in Siria. Il nuovo leader vuole creare un vero e proprio Stato sunnita sotto la legge della Sharia, uno Stato – sia ben chiaro – non riconosciuto dalla comunità internazionale.

Nell’arco di un anno, il califfato riesce ad attrarre in questo progetto migliaia di giovani islamici provenienti dall’Europa, i cosiddetti foreign fighters («volontari stranieri»), ma anche dal Nord Africa, dalla Russia, dal Pakistan, dal Libano e dalle zone palestinesi. Stringe legami con altre forze jihadiste e terroristiche in Africa.

Lo Stato islamico minaccia l’Occidente con attentati e violenze; divulga immagini, filmati, discorsi deliranti, contro simboli e persone; semina l’odio attraverso l’uso sapiente delle nuove tecnologie e dei social-network.

L’ISIS dispone di un grande patrimonio ricavato dalla vendita del petrolio e dai commerci illegali. Ha organizzato una sorta di welfare, aiutando economicamente le famiglie dei combattenti e fornendo servizi sociali. Ha introdotto un sistema giudiziario fondato sulla legge islamica (Sharia). Possiede un esercito; batte una propria moneta; ha dei suoi ministeri ed ha elaborato una costituzione.

L’Isis è considerata un organizzazione terroristica dall’ONU e da diversi Stati.

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