Chi era Jacopone da Todi? La vita e le opere
Jacopone da Todi la vita
Jacopo de’ Benedetti, a tutti noto come Jacopone da Todi (1236 circa-1306), nacque in una famiglia nobile e ricca. Divenne notaio, dopo aver compiuto gli studi presso l’Università di Bologna.
Nel 1268 la sua vita cambiò completamente. Secondo la leggenda rimase intimamente colpito dal fatto che la giovane moglie, morta sotto un crollo durante una festa da ballo, portasse sotto le vesti costose un cilicio, uno strumento di penitenza per la vita mondana che conduceva con il marito.
Sconvolto da ciò, Jacopone donò tutte le proprie ricchezze ai poveri e si dedicò a una vita di penitenza.
Nel 1278 entrò nell’ordine francescano come frate laico, schierandosi con gli “spirituali” e attaccando la ricchezza e la corruzione della Chiesa.
Nel 1294 l’eremita Pietro da Morrone fu eletto papa con il nome di Celestino V. Questi approvò l’ordine degli spirituali, suscitando in Iacopone qualche speranza, testimoniata dalla lauda Que farai, Pier dal Morrone. Ma il successore, papa Bonifacio VIII, revocò tale riconoscimento e Jacopone si schierò contro di lui. Fu allora scomunicato e rinchiuso in carcere.
Il successore Benedetto XI gli concesse la grazia. Ormai malato, però, si ritirò nel convento di San Lorenzo di Collazzone, dove morì tre anni dopo.
Jacopone da Todi poesie
La produzione poetica di Jacopone è costituita da 93 laude di sicura attribuzione (la più celebre è Donna de Paradiso o Pianto della Madonna) e da altre più incerte, tra cui lo Stabat Mater.
Le sue laudi documentano la storia di un’anima che si sofferma costantemente sulla negatività della vita e del mondo, segnato da una continua violenza, prodotta dal peccato (O Segnor, per cortesia).
I suoi versi sono scritti in un volgare umbro di grande intensità ed estremamente crudo e incisivo. Nelle sue laudi troviamo però anche termini attinti dal latino ecclesiastico, dal gergo giuridico e dalla lirica siciliana.