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Kafka: biografia, opere, pensiero riassunto

Franz Kafka nelle sue opere ben descrive la crisi esistenziale dell’uomo moderno. Questi è incapace di dare un significato alla vita ed è costantemente tormentato da un senso di soffocante inettitudine.

Kafka biografia

Franz Kafka nasce a Praga il 3 luglio 1883. La sua famiglia è di origine ebraica. Con il padre autoritario e chiuso avrà sempre un rapporto molto tormentato.

Nel 1906 si laurea in legge e si impiega come funzionario presso una società di assicurazioni. Avvia anche un’intensa attività letteraria.

La sua vita sentimentale molto intensa e agitata lo porterà a rompere varie relazioni.

Malato di tubercolosi, muore il 3 giugno 1924, appena quarantunenne, nel sanatorio viennese di Kierling.

Opere

Le sue opere appaiono quasi tutte postume, a eccezione del lungo racconto La metamorfosi (1916) e della raccolta di novelle Un medico di campagna (1919). Perennemente insoddisfatto, lascia infatti l’ordine di distruggere, perché non le ritiene compiute, le altre opere.

L’amico Max Brod, invece, contravviene alla sua volontà e fa pubblicare, rispettivamente nel 1925 e nel 1926, i romanzi Il processo e Il castello.

Postumi appaiono anche il Diario 1910-1923 (1948) che permette di seguire i movimenti della sua evoluzione interiore e Lettere a Milena (1952), significativo documento della sua tormentata vita sentimentale.

Kafka pensiero

Kafka dà voce nelle sue pagine al dramma della condizione esistenziale dell’uomo compressa tra l’angoscia e l’assurdo; una condizione in cui l’uomo singolo inutilmente si dibatte per cercare non una soluzione alla crisi che sarebbe impossibile, ma una risposta che gli permetta di penetrare il senso di quello che gli succede.

Da questa incomprensibilità e inaccessibilità deriva tutto il ventaglio di temi della narrativa di Kafka:

  • la solitudine dell’uomo;
  • l’impossibilità di stabilire un rapporto di adesione col mondo che lo circonda e di trovare nella sua giornaliera trama di gesti e di vicende un senso plausibile;
  • l’impossibilità di realizzarsi in una dimensione di autenticità;
  • la consapevolezza della sua condizione di escluso, di «straniero»;
  • il senso di essere oggetto di una determinazione di cui ignora i fini;
  • la sua alienazione.

Nei suoi romanzi i protagonisti-vittime si dibattono in situazioni assurde e opprimenti senz’alcuna possibilità di comprenderne le ragioni o di uscirne.

I fatti impossibili e quelli possibili sono posti sullo stesso livello, acquistando un identico statuto di verosimiglianza. Ne deriva un capovolgimento dei piani del reale e dell’irreale, per cui i fatti impossibili appaiono plausibili al protagonista (e dunque al lettore), mentre la realtà perde ogni consistenza e significato (“tecnica dell’inversione”).

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