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La casa dei doganieri. Analisi e commento

La casa dei doganieri di Eugenio Montale. Ve ne diamo il testo poetico, la parafrasi, l’analisi e il commento.

La casa dei doganieri: il testo

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende… ).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

La casa dei doganieri: la parafrasi

Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: [la casa] ti attende abbandonata da quel giorno in cui tu vi entrasti con i tuoi pensieri inquieti.

Il libeccio (vento da sud-ovest) colpisce da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più felice: la bussola si muove senza senso da una parte e dall’altra e la somma dei dadi non è più corretta. Tu non ricordi più; altre situazioni confondono in te il ricordo di quell’incontro; il filo della memoria si dipana dalla matassa, allontanandoci l’uno dall’altra.

Io ho ancora in mano un capo di quel filo, conservo ancora in me quel ricordo; ma la casa si allontana e la banderuola affumicata in cima al tetto gira senza interruzione. Ne ho ancora un capo; ma tu resti sola e non sei presente qui con me nel buio.

Oh l’orizzonte che si allontana, sul quale raramente si accende la luce di una petroliera! È qui il passaggio? (L’onda che si rompe riappare ancora sul precipizio che scende… ). Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi [di noi due] va e chi resta.

La casa dei doganieri: l’analisi

Questa poesia, datata 1930, apre la quarta e ultima parte de Le occasioni. Essa si compone di quattro strofe, rispettivamente di cinque, sei, cinque e sei versi. La rima è presente in tutte le strofe: talvolta in forma baciata («scogliera / sera»), altre volte alternata («mura / avventura»). I versi sono prevalentemente endecasillabi: alcuni ipermetri (come il v. 1), altri regolari (v. 3). Significativo l’uso di alcune figure retoriche di significato, come la personificazione (la casa che «t’attende») o la metafora («lo sciame dei tuoi pensieri»).
La prevalenza dei correlativi oggettivi è netta: «la bussola», «il calcolo dei dadi», «l’orizzonte in fuga», «la banderuola», «la luce della petroliera», che indicano l’inesorabile scorrere del tempo che nessuno può controllare a suo piacimento (la bussola infatti «va impazzita alla ventura») e che lascia l’uomo solo e smarrito.

La casa dei doganieri: il commento

La poesia è incentrata sul tema della memoria. A distanza di anni il poeta è tornato a visitare la casa di Monterosso, paese delle Cinque Terre dove da ragazzo trascorreva le vacaze estive; riaffiora così alla mente del poeta l’incontro in quella casa con la giovane Arletta, il cui vero nome è Anna degli Uberti, conosciuta negli anni della gioventù. Rivedendo la casa, il poeta è assalito dai ricordi di quell’amore lontano, ma la donna non solo se n’è andata, ma anche, travolta dale vicende della vita, non ricorda più nulla. Egli deve dolorosamente constatare che solo lui ha ancora in mano «un capo» del «filo» del ricordo: quella che allora era una ragazza, oggi è una donna, lontana, non si sa dove: neppure la memoria può far rivivere il passato.

Per un approfondimento leggi Eugenio Montale – Vita, opere, pensiero, stile

 

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