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Chimera di Arezzo, tra arte e mito

Secondo la mitologia, la Chimera era nata dall’unione di Tifone e di Echidna. Era un mostro con testa e corpo di leone, in più aveva una testa di capra sul dorso e coda di serpente; dall’orribile bocca vomitava spaventose fiamme, con le quali bruciava i raccolti e riduceva in cenere quanti l’avvicinavano.

L’eroe di Corinto, Bellerofonte, la affrontò montando il cavallo alato Pegaso, nato dal sangue di Medusa quando Pèrseo le tagliò la testa. Bellerofonte, a cavallo di Pegaso, affrontò coraggiosamente la Chimera, le ficcò la sua lancia proprio nelle fauci da cui uscivano le fiamme divoratrici e in tal modo la uccise.

La Chimera di Arezzo descrizione

La Chimera di Arezzo fu rinvenuta ad Arezzo nel 1553 e venne restaurata nel XVIII secolo, quando fu ricostruita la coda a forma di serpente. È raffigurata mentre prepara un attacco. Dalla schiena sporge la testa di capra ferita sul collo e dunque morente.

La Chimera d’Arezzo, sulla zampa anteriore destra, ha inciso l’iscrizione tinsvil, dedica votiva alla divinità etrusca Tinia, e ciò fa supporre che fosse collocata in un luogo di culto.

 

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