Colonizzazione greca: cause e conseguenze; colonizzazione greca in Sicilia e nell’Italia meridionale (la Magna Grecia); come si fondava la colonia greca; termina la colonizzazione greca. Riassunto di Storia schematico e completo per conoscere e memorizzare rapidamente.
Colonizzazione greca: cause e conseguenze
Dall’VIII secolo a.C. si aprì una nuova fase della Storia greca, convenzionalmente definita Età Arcaica caratterizzata da una decisa ripresa delle attività economiche e dei commerci ma anche dall’aumento demografico e la conseguente necessità di nuove terre da coltivare. Ebbe così inizio un fenomeno di eccezionale importanza: la colonizzazione greca.
Le conseguenze della colonizzazione sulla Storia non solo della Grecia, ma dell’intero bacino del Mediterraneo furono enormi. Le riassumiamo in conseguenze economiche, politiche e culturali.
Conseguenze economiche: alle colonie venivano richiesti quei prodotti che il territorio della città-madre non poteva produrre su larga scala, il grano in particolare; alla madrepatria invece giungevano dalle colonie continue richieste di prodotti agricoli quali vino e olio e di prodotti artigianali, come i famosi vasi in ceramica e oggetti di metallo. La colonizzazione, pertanto, diede grande impulso alla produzione artigianale, agli scambi commerciali, alla navigazione, all’utilizzo della moneta.
Conseguenze politiche: la colonizzazione esportò in tutto il Mediterraneo il modello di cittadinanza elaborato dalla polis, basato sull’autogoverno e su comunità di eguali.
Conseguenze culturali: la colonizzazione produsse un ampliamento delle conoscenze geografiche, diffuse la lingua greca presso popolazioni non greche, favorì ovunque un grande rigoglio culturale in campo letterario, artistico e filosofico. All’inizio dell’VIII a.C. secolo si diffuse l’alfabeto greco. Questo alfabeto derivava dall’alfabeto fenicio, con l’importante innovazione che mentre i Fenici scrivevano solo le consonanti, i Greci introdussero anche le vocali.
Colonizzazione greca in Sicilia e nell’Italia meridionale (la Magna Grecia)
La colonizzazione greca condusse alla fondazione di circa 150 nuove poleis sparse in tutto il Mediterraneo, un terzo delle quali in Italia meridionale – la cosiddetta Magna Grecia, cioè di una «Grecia grande» – e in Sicilia.
Il termine Magna Grecia comparve per la prima volta in un passo di Timeo di Tauromenio, storico greco vissuto in Sicilia nel IV-III secolo a.C., ma rimase piuttosto inusuale per le fonti antiche che di regola chiamavano “italiaoti” i Greci d’Italia e “sicelioti” quelli di Sicilia. Dai resti di ceramiche e altri materiali si è dedotto che i Greci frequentarono le coste italiane già in età micenea (secc. XVI-XI a.C.).
Le prime colonie greche furono Pitecusa (odierna Ischia) e Cuma, in Campania, fondate tra il 775 e il 760 a.C. dagli abitanti di Calcide e di Eretria, le due più importanti poleis dell’Eubea. A Calcide si devono negli anni seguenti le fondazioni di Zankle (chiamata poi Messina), di Reggio, di Nasso, Leontini e Catania nella Sicilia orientale.
I Corinti fondarono Selinunte e Siracusa (773 a.C.), quest’ultima destinata a diventare qualche secolo dopo la più fiorente città del mondo greco; Cretesi e Rodii diedero vita a Gela (688 a.C.), nella Sicilia meridionale, la quale fondò a sua volta, nel 580 a.C. Agrigento. Gli Achei dell’Acaia fondarono Sibari, Metaponto e Crotone, mentre Taranto fu l’unica colonia fondata da immigrati spartani.
Oltre alle colonie insediate nell’Italia meridionale e in Sicilia, i Greci fondarono nuove poleis intorno al Bosforo e al mar Nero, sulle coste francesi, spagnole, africane e sulle coste settentrionali dell’Egeo. Protagonisti principali del movimento coloniale furono i Calcidesi d’Eubea e i Corinzi.
Come si fondava la colonia greca
A finanziare la spedizione verso il luogo prescelto (che doveva essere facile all’attracco, ben difendibile e ricco di acqua) era la stessa polis che metteva a disposizione le navi, i tecnici e tutti i mezzi necessari. A guidarla era l’ecista, solitamente un aristocratico. Prima però l’ecista doveva chiedere all’oracolo di Delfi l’approvazione all’impresa. Ottenutala, l’ecista raccoglieva circa duecento maschi, stipati in due-tre navi, prendeva il fuoco sacro della città di origine e partiva.
Sbarcati nel luogo prescelto, l’ecista provvedeva a distribuire in parti uguali la terra ai coloni e a fondare i santuari. Così facendo diveniva il vero fondatore della nuova polis, che dopo la sua morte gli tributava gli onori dovuti agli eroi.
Quelle che noi chiamiamo «colonie» i Greci le chiamavano apoikíai, termine composto da apó, “lontano”, e óikos, “casa”: le colonie erano dunque poleis “lontane da casa”, che intrattenevano stretti rapporti con la madrepatria, soprattutto di carattere commerciale, e forti legami culturali: la comunanza del dialetto, il rapporto privilegiato con alcune divinità greche, la memoria di un passato comune. Ma per il resto l’apoikía era, in tutto e per tutto, una comunità indipendente, che poteva, a sua volta, fondare colonie.
Mentre le città di nuova fondazione originavano a loro volta nuovi insediamenti, le popolazioni indigene venivano cacciate o ridotte a forza-lavoro dipendente.
Termina la colonizzazione greca
La colonizzazione greca ebbe termine sul finire del VII secolo a.C. – inizio VI secolo a.C., quando le contemporanee pressioni dei Persiani a Oriente, degli Etruschi in Italia e dei Cartaginesi in Sicilia impedirono un’ulteriore espansione delle città greche.