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Il 17 aprile 1492 viene firmata la Convenzione di Santa Fé

Con la Convenzione di Santa Fé, firmata il 17 aprile 1492, il genovese Cristoforo Colombo ottenne la tanto sospirata approvazione al suo progetto: raggiungere l’Oriente navigando verso Occidente. La regina Isabella di Castiglia autorizzò Colombo ad allestire una flotta di tre navi; gli concesse inoltre il titolo di ammiraglio, viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte.

La Convenzione di Santa Fé – Antefatto

Cristoforo Colombo cominciò giovanissimo a navigare al servizio di mercanti genovesi. Nel 1477 si stabilì in Portogallo e qui cominciò a elaborare l’idea di raggiungere l’Oriente navigando verso Occidente.

Questa idea gli venne perché conquistato dalla mappa di un grande geografo, il fiorentino Paolo Toscanelli. Questi sosteneva che, essendo la terra sferica e non piatta (come la si era ritenuta per secoli), esisteva una rotta che permetteva di arrivare sulle coste orientali dell’Asia senza circumnavigare l’Africa, ma molto più velocemente, attraversando in linea retta e in direzione Ovest l’Oceano Atlantico.

Colombo però compì un grosso errore di calcolo: aveva previsto che si potesse raggiungere il Giappone con un viaggio di circa 5.000 km invece degli effettivi 20.000.
Ad ogni modo, il progetto di Colombo fu respinto dal re del Portogallo Giovanni II (1481-95), che lo ritenne non sufficientemente fondato (d’altra parte, il Portogallo era impegnato in una politica espansionistica lungo le coste africane e non aveva quindi energie e risorse da impiegare in nuove direzioni).

Colombo decise allora di trasferirsi in Spagna; qui dopo anni di estenuanti tentativi, ottenne, infine, dalla regina Isabella di Castiglia la tanto sospirata approvazione.

La Convenzione di Santa Fé

Con la Convenzione di Santa Fé, firmata il 17 aprile 1492, il genovese Cristoforo Colombo ottenne la tanto sospirata approvazione al suo progetto: raggiungere l’Oriente navigando verso Occidente. La regina Isabella di Castiglia autorizzò Colombo ad allestire una flotta di tre navi e inoltre gli concesse il titolo di ammiraglio, viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte.

La prima spedizione, al cui finanziamento parteciparono anche alcuni banchieri fiorentini, comprendeva una caracca, la Santa Maria, di 200 tonnellate, comandata da Colombo, e due caravelle, la Pinta, di 140, e la Niña, di 100; queste ultime erano comandate da due spagnoli, i fratelli Alonso e Yañez Pinzón. Lo scopo dell’impresa era esclusivamente commerciale e mirava ai ricchissimi mercati della Cina e del Giappone, di cui aveva parlato Marco Polo.

Partito il 3 agosto dal porto di Palos, dopo molte difficoltà e dopo aver sfidato più volte il malcontento della ciurma, esasperata per un viaggo tanto più lungo del previsto, Colombo avvistò finalmente terra il 12 ottobre 1492. Non era né il Catai (Cina) né il Cipango (Giappone), come credeva il navigatore genovese, ma probabilmente l’isola di Watling nelle Bahama.

L’avvenimento era tuttavia sensazionale e al suo ritorno a Palos, il 15 marzo 1493, Colombo fu accolto con grandissimi onori.

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