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La famiglia dell’antiquario di Carlo Goldoni – trama

La famiglia dell’antiquario, famosa commedia di Carlo Goldoni (1707-1793), fu rappresentata per la prima volta al Teatro Sant’Angelo di Venezia in occasione del Carnevale del 1750, col sottotitolo La suocera e la nuora. Venne pubblicata per la prima volta solo due anni dopo.

La commedia, divisa in tre atti, è la sesta delle sedici promesse per quell’anno al capocomico e impresario Girolamo Medebach. Fondata sul contrasto tra nobiltà impoverita e borghesia danarosa, non ebbe una buona accoglienza.

La famiglia dell’antiquario (o sia La suocera e la nuora) – trama

Nella sua casa a Palermo, il conte Anselmo Terrazzani colleziona patacche spacciategli per antichità, dilapidando il suo patrimonio; in più, il servo Brighella e l’amico di questi, Arlecchino, travestito da mercante armeno, lo derubano della dote della nuora Doralice.

Doralice è una giovane e ricca borghese, sposata con il conte Giacinto e si scontra duramente con la suocera, la contessa Isabella, moglie del conte Anselmo. La suocera infatti non sopporta che suo figlio si sia sposato con una giovane non nobile, anche se figlia di un ricco mercante (Pantalone de Bisognosi), che si atteggia a voler comandare; inoltre è invidiosa della bellezza e della gioventù della nuora, mentre lei è ormai in età da nonna.

Il conte Giacinto, figlio dell’una e marito dell’altra, non volendo dispiacerle, si trova a cadere spesso in situazioni di imbarazzo. Ad accrescere il disaccordo tra nuora e suocera ci pensano i cicisbei delle due dame e Colombina, serva della contessa Isabella, che sfrutta la sprovvedutezza di entrambe, seminando zizzania tra l’una e l’altra per tornaconto personale.

Alla fine il vecchio e saggio Pantalone (padre di Doralice, ricco mercante veneziano) raddrizza la situazione e salva Anselmo dalla bancarotta divenendo amministratore della casa.

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