La Gioconda di Leonardo da Vinci, nota anche come Monna Lisa, è il quadro più conosciuto del grande artista, quello che ritoccò più volte e non abbandonò mai.
Chi è la donna ritratta nel dipinto La Gioconda di Leonardo?
Secondo Giorgio Vasari fu Francesco del Giocondo, un nobile mercante fiorentino, a commissionare a Leonardo il dipinto della moglie, Lisa Gherardini. Quadro che Giocondo non ebbe mai, poiché, dichiarando di non averlo ultimato, Leonardo da Vinci lo portò con sé in Francia, dove morì.
Il fatto che Leonardo non volle mai separarsi da quest’opera ha alimentato nei secoli dubbi e leggende, come quella (in realtà inverosimile) secondo cui si tratterebbe di un ritratto «al femminile» dello stesso Leonardo. Alcuni studiosi hanno infatti notato stretta somiglianza tra la forma del viso della donna e quella dell’Autoritratto del pittore in età avanzata.
Il mistero della Gioconda di Leonardo da Vinci
La fama de La Gioconda è dovuta all’alone di mistero che l’avvolge, perché non si conosce con certezza il nome della donna, ma soprattutto non si è ancora riusciti a comprendere appieno lo sguardo e il sorriso che appaiono mutevoli quasi enigmatici.
In tanti hanno interpretato il sorriso enigmatico della Gioconda come espressione del suo stare bene nel mondo. Si tratta di uno dei dipinti più ripreso e sfruttato da artisti, pubblicitari e media.
La Gioconda descrizione
La Gioconda appare in perfetta armonia con il paesaggio alle sue spalle e sembra comunicare con chi la guarda. Leonardo rinnova in modo deciso il genere del ritratto. La sua posizione non è simmetrica ma esprime naturalezza. Leonardo sceglie la posizione di tre quarti, che consente di coglierne la mobilità: busto, testa e braccia sono in posizione leggermente ruotate, tanto che essa sembra impercettibilmente muoversi.
Sul capo ha un velo. Dietro La Gioconda vi è un balcone, al di là del quale un paesaggio, che è stato identificato con il paesaggio tra Arezzo e Firenze. Un paesaggio a tratti primitivo e preistorico.
Il dipinto La Gioconda non ebbe studi preparatori e mostra una definitiva messa a punto della tecnica dello sfumato, già sperimentato in opere come la Vergine delle rocce.
Lo sfumato permette un’infinita varietà di gradazioni sul viso della Gioconda. Smorzando la linea di contorno, spesso operando con le dita sulla stesura del colore, Leonardo arriva a un coerente effetto di fusione, addolcendo i passaggi luministici e la relazione dei volumi per mezzo di un contrasto soffice e graduale fra zone a diversa densità di ombreggiature. Non a caso i contemporanei elogiavano, oltre alla resa anatomica, l’impressione di vita emanata da questo ritratto.
Il furto de La Giocanda
La mattina del 21 agosto 1911 l’italiano Vincenzo Peruggia, un operaio impiegato al museo del Louvre, porta via con sé, nascondendola nel cappotto, il ritratto più celebre del mondo: la Gioconda, capolavoro di Leonardo da Vinci. Trascorrono due anni prima che Peruggia venga individuato come l’autore del furto e la Monna Lisa restituita al museo parigino.