La Pace di Vestfalia o Westfalia del 1648 comprende una serie di trattati firmati nelle città di Münster (tra cattolici e protestanti tedeschi) e di Osnabrück (tra Francia e Impero). La Pace di Vestfalia mise fine alla Guerra dei Trent’anni.
Sotto il profilo religioso, la Pace di Vestfalia riconobbe accanto alle confessioni cattolica e luterana (già riconosciute dalla Pace di Augusta del 1555) l’esistenza di una terza confessione, la calvinista. Queste decisioni consentivano la convivenza delle confessioni, ma non significavano che la libertà religiosa fosse riconosciuta pubblicamente. La religione pubblica dei singoli Stati rimaneva infatti quella stabilita dal principe entro il 1624 (ma per il Palatinato si fissò il 1618), mentre ai sudditi di altra confessione era concesso di praticare privatamente i propri culti.
L’imperatore Ferdinando III (1637-57) rinunciò infine a rivendicare le proprietà confiscate dai protestanti ai cattolici dopo il 1552 (anno fissato dall’Editto di Restituzione) e accettò lo spostamento di tale limite al 1624.
Sotto il profilo politico, la Germania si ritrovò smembrata in una miriade di staterelli, a ognuno dei quali fu concessa un’autonomia quasi assoluta; i principi tedeschi potevano addirittura svolgere una politica estera indipendente. Gli Asburgo si trovarono di fatto in condizione di poter esercitare la propria autorità esclusivamente sui domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria.
In riconoscimento dei loro successi, Francia e Svezia ottennero alcuni territori. La Francia acquisì definitivamente le città lorenesi di Metz, Toul e Verdun (che deteneva dal 1559), insieme con quasi tutta l’Alsazia. La Svezia acquisì una serie di possedimenti alle foci dell’Elba, del Weser e dell’Oder, che resero incontrastato il suo dominio nel Baltico.
All’elettore del Brandeburgo, Federico Guglielmo, vennero dati la Pomerania orientale, i vescovadi di Magdeburgo, Minden e Halberstadt, ponendo così le basi per la successiva ascesa del regno di Prussia.