La Repubblica popolare cinese di Mao Tse Tung (o Mao Zedong) e l’avvento del comunismo in Cina – Riassunto
Per più di duemila anni, fino al XX secolo, la Cina è rimasta un impero più o meno vasto, ha subito varie occupazioni straniere riuscendo sempre a riguadagnare la propria autonomia.
Il 1° gennaio 1912, in seguito a una rivoluzione guidata da Sun Yat-Sen, il potere imperiale termina ed è proclamata la Repubblica.
Nel 1921 viene fondato il Partito comunista cinese (PCC), dapprima alleato del Partito nazionalista (Kuomintang) al governo. Ma ben presto i due partiti entrano in conflitto, facendo precipitare la Cina in una guerra civile. Così, mentre combattono insieme contro l’occupazione giapponese (1937-45), l’esercito comunista e quello di Kuomintang continuano a scontrarsi tra loro.
Dopo la sconfitta del Giappone e la lunga guerra civile, il 1° ottobre 1949 il partito comunista guidato da Mao Tse Tung (o Mao Zedong) proclama la nascita della Repubblica popolare cinese, con governo comunista. Nello stesso anno i dirigenti del Kuomintang fuggono sull’isola di Formosa e proclamano la Repubblica Nazionale Cinese (oggi Repubblica di Taiwan).
La Repubblica popolare cinese garantisce la pacificazione, la sovranità cinese sul proprio territorio e la stabilità.
Il problema più grave che il nuovo governo deve subito affrontare è quello di riuscire a sconfiggere la miseria e la fame.
Viene così attuata una riforma agraria che elimina la proprietà privata delle terre e organizza l’economia agricola secondo il sistema delle comuni popolari. Le comuni popolari sono organizzazioni simili a grandi cooperative, in cui tutto (lavoro, terre, attrezzature e guadagni) è messo in comune e la proprietà è dello Stato.
È inoltre avviato un processo di industrializzazione del paese, basato sullo sviluppo dell’industria di base (siderurgia) che può contare sulla grande disponibilità di risorse minerarie (carbone, petrolio, ferro e minerali metallici) e imponenti quantità di mano d’opera.
A tal fine Mao impone una serie di gravi limitazioni delle libertà personali, imprigionando e uccidendo milioni di veri o presunti oppositori. Nel 1969 è costretto a ritirarsi dalla politica.
Liberatisi del vecchio leader, i nuovi dirigenti hanno adottato gradualmente forme economiche occidentali. Oggi possono dire di aver inserito la Cina nel gruppo ristretto delle grandi potenze mondiali. Tra l’altro anch’essa è dotata di armi nucleari.
Nonostante questo prodigioso sviluppo, la Cina non è diventata un Paese democratico; non ha ripristinato le libertà politiche, mantiene la pena di morte e la tortura, perseguita i dissidenti e le minoranze etniche e religiose.