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La spigolatrice di Sapri poesia e spiegazione

La spigolatrice di Sapri è la poesia scritta dal patriota italiano Luigi Mercantini (1821-1872). Composta nel 1857, il testo si compone di cinque strofe di otto versi endecasillabi a rima baciata, ciascuna preceduta e seguita da un ritornello.

La spigolatrice di Sapri poesia

Eran trecento: eran giovani e forti,
e sono morti!

Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco, e poi s’è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.

Eran trecento: eran giovani e forti,
e sono morti!

Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra,
ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
«Siam venuti a morir pel nostro lido!»

Eran trecento: eran giovani e forti,
e sono morti!

Cogli occhi azzurri e coi capelli d’oro
un giovin camminava in mezzo a loro.
Mi feci ardita e, presolo per la mano,
gli chiesi: «Dove vai, bel capitano?».
Guardommi, e mi rispose: «O mia sorella,
vado a morir per la mia Patria bella».
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: «V’aiuti il Signore!».

Eran trecento: eran giovani e forti,
e sono morti!

Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontrar con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliar dell’armi.
Ma quando fur della Certosa ai muri,
s’udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra l’fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.

Eran trecento: eran giovani e forti,
e sono morti!

Eran trecento, e non voller fuggire,
parean tremila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a loro correa sangue il piano.
Finché pugnar vid’io, per lor pregai;
ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedeva più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.

Eran trecento: eran giovani e forti,
e sono morti!

La spigolatrice di Sapri spiegazione

La spigolatrice di Sapri racconta di un episodio realmente accaduto nel Risorgimento italiano: la spedizione di Sapri, ovvero la spedizione di Carlo Pisacane nel Regno delle due Sicilie.

Carlo Pisacane e la spedizione di Sapri

Carlo Piscane era un patriota seguace di Giuseppe Mazzini. Nel 1857 partì da Genova con pochi compagni, si fermò nell’isola di Ponza, liberò dal carcere trecento prigionieri e con essi sbarcò a Sapri, il 28 giugno 1857, posta al confine tra la Campania e la Basilicata.

Carlo Pisacane sperava in un’insurrezione popolare contro i Borboni, invece si trovò dinanzi una popolazione ostile, istigata dalla polizia borbonica che aveva sparso tra i contadini la voce di un imminente sbarco di detenuti comuni.

Pisacane e i suoi dovettero così far fronte non solo ai gendarmi, ma anche a contadini armati di falci e forconi. Tra i rivoluzionari ne furono massacrati 25; gli altri vennero consegnati alle autorità; Pisacane preferì il suicidio alla cattura.

Luigi Mercantini rievoca l’episodio con parole semplici e, per rendere più commovente la vicenda, sceglie come voce narrante quella di una contadina (la spigolatrice) che raccoglie le spighe rimaste nei campi dopo la mietitura. Pisacane le appare come un eroe: giovane, bello e biondo.

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