La storia di Attila il Flagello di Dio
Quando nacque Attila il Flagello di Dio?
Attila, figlio di Mundzuk, nacque intorno al 406 nel Caucaso.
Quando divenne re degli Unni?
Nel 434 divenne re degli Unni della pianura ungherese (Pannonia), insieme con il fratello Bleda, ma se ne sbarazzò ben presto, restando sovrano assoluto degli Unni.
Quando invase l’Impero romano d’Oriente?
Nel 441, Attila re degli Unni invase il territorio dell’Impero d’Oriente e, con continue scorribande fino al 448, dettò legge all’imperatore Teodosio II.
Quando invase l’Impero romano d’Occidente?
Con l’Occidente invece i rapporti furono all’inizio formalmente buoni. Ma nel 451 Attila, cui era stata rifiutata Onoria, sorella dell’imperatore Valentiniano III, mosse verso Occidente.
Oltrepassò quindi il Reno e dilagò nella Gallia distruggendo molte città tra cui Metz. Assediò poi Orléans, ma dovette ritirarsi di fronte alle truppe romane comandate da Ezio e ai Visigoti di Teodorico I, dai quali fu sconfitto nella battaglia dei Campi Catalaunici.
Attila invade l’Italia
Passato l’inverno nelle regioni danubiane, nel 452, Attila scese in Italia: dopo aver raso al suolo Aquileia, devastò alcune città dell’Italia settentrionale, tra le quali Milano e Pavia, e annunciò di voler raggiungere Roma.
Ma il malcontento e l’inquietudine delle sue truppe, indebolite dalla fame e dalle malattie, e la minaccia alle spalle del nuovo ed energico imperatore d’Oriente Marciano, arrestarono la sua marcia ed egli si lasciò convincere da papa Leone I a risparmiare Roma, già abbandonata da Valentiniano III, e a ritornare in Pannonia.
Quando morì Attila Flagello di Dio?
Secondo la tradizione, morì in Pannonia assassinato da alcuni parenti, il 16 marzo 453, durante le feste per le sue nozze con Ildico, una delle sue tante mogli.
Di religione pagana e superstizioso, condusse vita semplice, da guerriero, nonostante gli immensi tesori accumulati nei saccheggi, ma amò circondarsi di scribi greci, latini e germanici.
Perché è chiamato Flagello di Dio?
La figura di Attila colpì vivamente l’immaginario dei contemporanei. Il terrore e la distruzione erano i suoi strumenti di guerra.
Fu detto il «Flagello di Dio» per la sua crudeltà: egli si vantava che l’erba non germogliasse più dove era passato il suo cavallo.
In Ungheria è invece un eroe nazionale: a Budapest gli sono state intitolate piazze e strade.
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