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L’Agnese va a morire riassunto e recensione

L’Agnese va a morire è il romanzo più noto di Renata Viganò (1900-1976). Pubblicato nel 1949, vince il Premio Viareggio in quello stesso anno. Nel 1976 viene tratto l’omonimo film, per la regia di Giuliano Montaldo.

L’Agnese va a morire riassunto

La vicenda è ambientata nelle Valli di Comacchio (Ferrara) e si svolge durante l’occupazione tedesca dell’Italia, dalla fine del 1943 fino alla primavera del 1945.

La vicenda del romanzo comincia quando la protagonista Agnese, una lavandaia non più giovane e per nulla eroica, incontra un soldato: è un disertore. Agnese lo accoglie nella casa dove vive con il marito Palita, un intellettuale comunista, e una gatta nera. Il giorno seguente Palita viene arrestato dai tedeschi e deportato: muore nel tragitto verso la Germania in seguito ai maltrattamenti subiti.

Rimasta sola, Agnese, fino ad allora estranea agli ideali e all’attività politica del marito, matura la decisione di collaborare con i partigiani, che cominciano a fare le riunioni da lei.

La famiglia che abita nella casa accanto ospita i tedeschi. Uno di loro, Kurt, una sera, ubriaco, uccide per gioco la gatta di Agnese e scatena la furia omicida della donna: incapace di sparare, ucciderà il tedesco colpendolo in testa con il mitra. Per rappresaglia gli altri nazisti le incendiano la casa. Agnese deve perciò fuggire e così raggiunge i partigiani di una brigata impegnata nella valle.

Nella seconda parte del romanzo viene rappresentata la vita dei partigiani; Agnese cucina e fa da mamma ai ragazzi combattenti, obbedisce a ogni richiesta del Comandante e non ha paura di rischiare la vita.

Nella terza e ultima parte Agnese va a vivere in paese e svolge l’attività di staffetta partigiana: consegna cibo, armi e informazioni ai partigiani combattenti. È proprio durante uno dei suoi soliti spostamenti in bicicletta che viene coinvolta in un rastrellamento: bloccata dai tedeschi nella piazza di un paese è condotta in uno stanzone con altri civili, in attesa di essere rilasciati o giustiziati.

Infine, i tedeschi aprono la porta e liberano uomini e donne a gruppi. Agnese è l’ultima a uscire, ma s’imbatte nel maresciallo tedesco che era stato capo di Kurt. L’uomo la riconosce e la colpisce ripetutamente alla testa, uccidendola, lasciandola «stranamente piccola, un mucchio di stracci neri sulla neve».

L’Agnese va a morire recensione

L’Agnese va a morire è un romanzo di formazione a fondo storico.

L’autrice, Renata Viganò, che aveva partecipato con il marito alla Resistenza, nel corso della Seconda guerra mondiale, assicura di aver realmente conosciuto «mamma Agnese», l’anziana partigiana protagonista del racconto.

Agnese è una donna silenziosa, scontrosa, impacciata nei gesti, ma limpida nei sentimenti e generosa senza riserve. All’inizio aderisce alla Resistenza in modo istintivo, ma acquista man mano consapevolezza e maturità politica.

Il romanzo si muove nell’ambito del Neorealismo: alla linearità della trama si accompagna uno stile semplice ed essenziale, privo di ornamenti retorici ma efficace nel raccontare la tenacia di personaggi che resistono alle avversità della storia.

L’autrice Renata Viganò traccia il quadro di una Resistenza al femminile senza nulla concedere ai sentimentalismi e descrive con efficacia il ruolo svolto dalle donne durante il conflitto.

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