Marco Vitruvio Pollione: la vita, il De architectura (il contenuto, le fonti, la lingua), il modello del perfetto architetto, l’Uomo Vitruviano. Riassunto di Letteratura latina.
È incerto il luogo di nascita di Marco Vitruvio Pollione: c’è chi dice Fondi, chi Formia, chi l’area campana in genere; secondo altri è di Verona o di Piacenza. Nacque comunque nei primi decenni del I secolo a.C. e visse fino ai primi anni del periodo augusteo.
Scarse le notizie sullo svolgersi della sua vita. Sappiamo che Vitruvio partecipò alle campagne militari di Cesare in Gallia e alle varie fasi della guerra civile del 49-45 a.C. in qualità di praefectus fabrum, cioè ingegnere del genio militare addetto alle costruzioni di accampamenti, ponti, strade, macchine da guerra. Attività che egli svolse anche sotto Augusto e, per intercessione di Ottavia, sorella dell’imperatore, ottenne uno stipendio che gli consentì di vivere agiatamente.
Il nome di Vitruvio resta legato al De Architectura, il primo trattato di ingegneria che dall’antichità è giunto fino a noi e che riveste un’importanza grandissima, ancora oggi, per la conoscenza delle teorie architettoniche antiche.
Per sua stessa testimonianza, della sua attività si conosce solamente la progettazione della basilica di Fano, di cui però non si hanno tracce.
Vitruvio – De Architectura
Il trattato De Architectura Vitruvio lo compose tra il 25 e il 23 a.C. e lo dedicò ad Augusto. È strutturato in 10 libri:
- Nel primo libro Vitruvio, seguendo le norme della retorica tradizionale, delinea il modello del perfetto architetto che deve essere in possesso di una cultura non soltanto specialistica, ma anche enciclopedica. Poi Vitruvio affronta problemi di terminologia architettonica e discute di opere pubbliche, sia quelle finalizzate alla difesa (mura, torri, ecc.) sia quelle finalizzate a scopi religiosi.
- Nel secondo libro parla dei materiali da costruzione con una digressione sui progressi dell’ingegneria edile.
- Nel terzo libro l’architetto affronta il problema dell’architettura religiosa; per lui il miglior modello di edificio religioso è rappresentato dal tempio ionico di cui ammira l’armonica simmetria.
- Nel quarto libro l’autore tratta degli altri stili: il dorico, il corinzio e il tuscanico.
- Il quinto libro è dedicato agli edifici pubblici (basiliche, teatri, bagni), alla definizione dei loro usi e dei loro fini, e alla loro tipologia.
- Il sesto libro, invece, è dedicato agli edifici privati.
- Nel settimo libro affronta il tema delle rifiniture di una casa: intonachi, decorazioni, smalti, stucchi, colori.
- L’ottavo libro è dedicato all’idraulica.
- Nel nono libro tratta di astrologia e astronomia, e della gnomonica, cioè della scienza relativa agli orologi solari.
- Il decimo libro, infine, è dedicato alle macchine da guerra.
Il perfetto architetto dal De Architectura di Vitruvio
A Vitruvio va il merito di aver definito l’architettura come scienza e soprattutto di averle riconosciuto, e fatto riconoscere agli altri, la diginità di attività intellettuale, per cui l’architetto, al pari del perfetto oratore ciceroniano, deve essere in possesso di un sapere enciclopedico. Infatti Vitruvio afferma che l’architetto deve conoscere:
- l’acustica, indispensabile per la costruzione di teatri;
- l’ottica, per poter creare un’adeguata illuminazione negli edifici;
- la medicina, per poter scegliere le aree edificabili tenendo conto delle caratteristiche igieniche;
- il disegno, per eseguire più facilmente i suoi schizzi;
- la geometria, perché insegna l’uso della retta e del compasso, indispensabili per tracciare la pianta di un edificio;
- l’aritmetica, necessaria per calcolare le spese di costruzione e per stabilire le proporzioni simmetriche;
- la musica, per conoscere i rapporti fra i suoni;
- l’astronomia, che è alla base della costruzione delle meridiane;
- la giurisprudenza, per la conoscenza delle leggi indispensabili in materia urbanistica;
- la filosofia, sia perché per mezzo di essa l’architetto può assurgere a un livello culturale e sociale inaccessibile per chi pratica un’attività tecnica, sia perché la filosofia fa sì che l’architetto possa essere stimolato da un interesse estetico più che da finalità meramente pratiche.
Le Fonti del De Architectura di Vitruvio
Per la compilazione dell’opera, Vitruvio si servì di fonti greche, come a esempio Ermogene, Ateneo e Posidonio, e di fonti latine, come Varrone, Fuficio e Settimio, integrando il tutto con la sua esperienza pratica e filtrandolo attraverso la sua cultura filosofica. E il risultato ottenuto fu un’opera che ebbe un grandissimo successo.
La Lingua del De Architectura di Vitruvio
Le parti proemiali, pur se alquanto gonfie, sono meglio curate nel linguaggio, mentre le parti didascaliche sono infarcite di tecnicismi, grecismi, volgarismi e arcaismi, che spesso rendono oscura, o stilisticamente dura, l’esposizione formale.
Infatti Vitruvio ricorreva ai grecismi perché, contrariamente alle abitudini dei letterati romani, evitava di rendere i termini greci in latino quando non aveva a sua disposizione le parole corrispondenti esatte, ma li riportava direttamente in greco. Ed era costretto a far ricorso ai volgarismi e agli arcaismi quando la lingua latina era a corto di lessico.
Nota Bene: nel De Architectura, Vitruvio fissò anche le leggi matematiche che presiedevano alla rappresentazione del corpo umano ideale. Verso i 35 anni Leonardo da Vinci iniziò la traduzione del De Architectura. Da questo studio nacque il suo disegno oramai famoso in tutto il mondo, l’Uomo Vitruviano: ne parliamo in dettaglio qui.