Le calze cominciarono a essere utilizzate nel Medioevo. Quelle femminili coprivano il piede e la gamba fin sopra il ginocchio, dove erano strette con una giarrettiera; gli uomini le portavano fino all’inforcatura delle gambe e le attaccavano alle brache con giarrettiere e nastri.
Nel XV secolo, probabilmente in Spagna, si ebbe la prima idea di fabbricarle a maglia, come i guanti. I quadri del Carpaccio (1465-1525) raffigurano paggi con calze molto aderenti (calzebrache).
Durante il Rinascimento prevalsero le calze di seta. Famose erano quelle italiane e spagnole portate anche alla corte francese: gli uomini indossavano calze di seta la cui parte superiore, ricadente sul ginocchio, era guarnita di trine; le donne le portavano trapunte, a fiorami d’oro e d’argento.
Nel 1589 l’inglese William Lee inventò il telaio a maglia e ne rese industriale la fabbricazione. In Francia, precisamente a Rouen, nel 1609 fondò la prima fabbrica. Dopo la sua morte (1614), i suoi operai tornarono in Inghilterra, che per molti anni ebbe così il monopolio di tale produzione.
In seguito il segreto fu carpito da Jean Hindret. Questi nel 1656 si stabilì a Parigi e l’anno successivo fondò un vero e proprio gruppo industriale.
Successivamente si produssero calze di seta, di lana, di lino e, verso il XVIII secolo, di cotone.
A metà dell’Ottocento, l’introduzione di macchine più perfezionate permise una grande diffusione delle calze a costi più accessibili.
Nel 1943 ebbe infine inizio la fabbricazione di calze di nailon, che in breve prevalsero presso il pubblico femminile sui tipi di filati precedentemente usati.