Il sistema delle caste è l’ordinamento gerarchico sul quale si fonda l’organizzazione sociale induista. Rispettare il sistema delle caste significa per gli induisti rispettare l’ordinamento cosmico e adempiere ai doveri della casta cui si appartiene assicura una rinascita migliore.
L’Induismo crede infatti nella reincarnazione degli esseri viventi: esiste un’anima individuale ed eterna (atman) e questa, dopo la morte, trasmigra in altri corpi, secondo un ciclo di rinascite successive detto samsara. La condizione futura di vita dipende dall’uomo stesso, che, essendo responsabile delle sue azioni, accumula meriti e demeriti e determina la reincarnazione del suo atman in una condizione più alta o più bassa nella scala gerarchica dei modi di esistenza, ossia nel sistema delle caste.
Sebbene abolite ufficialmente nel 1947, la società indù è tuttora organizzata in caste.
Come sono divise le caste in India?
La parola casta deriva dal portoghese e significa “razza pura, non contaminata”. Il complesso sistema delle caste è dunque strutturato secondo una gerarchia costituita sul concetto di “purezza”.
Ogni casta ha le sue regole e le sue tradizioni, regimi alimentari, professioni e mestieri riservati. I membri di ogni casta devono sposarsi solo tra loro ed esercitare il mestiere dei padri.
La società indù risulta divisa in quattro caste per volontà del dio Brahma, il creatore dell’universo.
Le caste nacquero dallo smembramento del Purusha, il gigante primordiale che, immolato come vittima sacrificale, diede origine al cosmo e agli uomini:
– dalla testa ebbero origine i brahmana, i brahmani o sacerdoti, il cui colore è il bianco (ogni casta ha un colore simbolico); celebrano i riti sacri, godono dei massimi privilegi e praticano la più completa «non violenza»;
– dalle braccia gli ksatriya, i detentori del potere, i governanti e i guerrieri, il cui colore attribuito è il rosso;
– dalle cosce i vaishya, il popolo, i cittadini comuni, il cui colore è il giallo;
– dai piedi gli shudra, i servitori ai quali è attribuito il colore nero.
I paria – gli intoccabili indiani
Al di fuori delle caste stanno i paria, gli «intoccabilli». Considerati assolutamente «impuri», essi occupano il gradino più basso della società; esercitano attività necessarie ma contaminate, cioè connesse con la morte o con varie forme di impurità, come la pulizia delle strade, delle latrine, la rimozione dalle strade delle persone morte e degli animali morti. Il termine «intoccabili» evidenzia che il contatto con i fuoricasta contamina, rende impuri, perciò è da evitare.
I paria hanno avuto un grande difensore in Gandhi (1869-1948), detto il Mahatma, ossia «grande anima». Con le armi della disobbedienza civile e della non violenza, Gandhi si battè non solo per l’indipendenza dell’India dal dominio coloniale inglese (1947), ma anche contro ogni forma di intolleranza e di pregiudizio nei confronti dei paria. Molti miglioramenti ci sono stati, ma non dovunque e non per tutti.
La costituzione vigente oggi in India proibisce ogni discriminazione e vieta l’uso stesso delle denominazioni di «intoccabile» e «impuro». Tuttavia, il sistema delle caste continua a essere radicato, specie nei villaggi e nelle campagne. Per esempio, ancora oggi, soprattutto nelle aree rurali, i matrimoni tra membri di caste diverse sono puniti con la perdita di ogni diritto sociale.
Per attenuare l’ineguaglianza del sistema, il goverrno favorisce gli ex intoccabili e le caste subalterne riservando loro posti nella pubblica amministrazione o nelle università, e facilitandone l’accesso alle cariche politiche.