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Le Grazie di Ugo Foscolo genesi e struttura

Le Grazie di Ugo Foscolo furono dedicate dal poeta allo scultore Antonio Canova che contemporaneamente stava lavorando al gruppo marmoreo de Le tre Grazie. Anche Canova, quindi, con altro linguaggio artistico, esprimeva lo stesso concetto di armonia e di equilibrio interiore che Foscolo intendeva affidare ai suoi inni. L’opera di Foscolo non fu mai compiuta e le Grazie rimangono pertanto dei frammenti in endecasillabi sciolti.

Qui di seguito troverete la genesi, la struttura, il contenuto, il riassunto e l’analisi dell’opera.

La genesi dell’opera

Quando fu composta?

La prima idea dell’opera risale al 1803, quando Ugo Foscolo, in uno scritto a commento della sua traduzione della Chioma di Berenice di Callimaco, aveva inserito alcuni versi suoi fingendoli tradotti da un antico Inno alle Grazie del poeta greco Fanocle.

All’opera Foscolo lavorò, sia pure con varia intensità (il periodo più laborioso fu il triennio 1813-1816) per tutta la vita, lasciandola incompiuta in forma frammentaria.

Chi sono le Grazie di Foscolo?

Le Grazie (i Greci le chiamavano Càriti) erano dee della bellezza naturale e artistica. Facevano parte del seguito di Afrodite, ma anche di Apollo e delle Muse. Il loro numero è variabile; nella tradizione riconducibile ad Esiodo (VIII-VII secolo a.C.) sono tre: Eufrosine (“La lieta”); Aglaia (“la splendente”); Talia (“la fiorita”).

Quando fu pubblicato?

Le Grazie di Ugo Foscolo fu pubblicato postumo e messo insieme dagli editori, con criteri diversi; pertanto l’opera che oggi leggiamo è costruzione dei critici, e comprende sia passi che probabilmente Foscolo considerava definitivi sia altri che intendeva ancora rivedere e che non sono collocati al loro posto esatto.

A causa della frammentarietà, Le Grazie di Ugo Foscolo non fu molto apprezzato nell’Ottocento; ma nel Novecento, fatto oggetto di più attenti studi, è stato riconosciuto tra le più grandi prove della poesia foscoliana.

Le Grazie Foscolo: struttura e contenuto

Il poema Le Grazie, in endecasillabi sciolti, è diviso in tre inni. I tre inni sono distinti ma collegati; sono rispettivamente intitolati a Venere, dea dell’amore e della bellezza; Vesta, dea del focolare domestico; Pallade, dea dell’ingegno.

Nel primo inno, dedicato a Venere, il poeta narra l’origine delle Grazie e il passaggio del genere umano dalla condizione selvaggia alla civiltà.
Le Grazie, nella mitografia foscoliana, emersero con la dea Venere dalle onde del mar Ionio (anche Foscolo è nato in una delle isole del mar Ionio, Zacinto, alla quale ha dedicato uno dei suoi più celebri Sonetti, A Zacinto). Al loro apparire gli uomini, che vivevano allo stato ferino, vinti da ignota ammirazione, passarono dalla ferocia alla gentilezza, intesa quale coscienza e culto della bellezza, e si volsero alle arti della civiltà. Perciò Venere, nel tornare al cielo, lasciò sulla terra le Grazie affidando loro il compito di confortare gli uomini e di stimolare il loro progresso sulle vie della civiltà.

Il secondo inno è intitolato a Vesta. La scena è collocata sui colli di Bellosguardo, a Firenze (qui il poeta soggiorna tra il 1812 e il 1813 e fa la conoscenza di letterati e artisti, tra cui Antonio Canova). Il poeta vi immagina un rito in onore delle Grazie celebrato da tre donne (da egli amate), Eleonora Nencini, Cornelia Martinetti, Maddalena Bignami. Le tre donne rappresentano rispettivamente la musica, la poesia e la danza.

Nel terzo inno, dedicato a Pallade, la scena è collocata nell’Atlantide, il favoloso continente sommerso. Qui le tre Grazie si sono rifugiate per sfuggire all’imbarbarimento degli uomini e alla decadenza del mondo. Pallade le richiama sulla Terra; prima però fa tessere per loro, da divinità minori, un velo, sul quale sono ricamati in tanti quadretti alcune scene che simboleggiano momenti e motivi fondamentali dell’esistenza umana: la giovinezza che fugge irrimediabilmente; l’amore coniugale; il dramma della guerra; la pietà del guerriero e la nostalgia della casa lontana; la dolce intimità dell’amicizia; l’amore materno. Questo velo le proteggerà e la loro bellezza, così purificata, potrà continuare a svolgere la sua funzione civilizzatrice.

Le Grazie Foscolo: analisi

In esse sono presenti i temi principali della poesia foscoliana. Troviamo infatti la rievocazione del’isola natale e delle terre in cui visse il poeta; il sentimento patriottico; l’angoscia per le tristi condizioni dell’Italia; il vagheggiamento dell’amore.

Questi temi però si trasfigurano in immagini di superiore armonia, in visioni mitiche di bellezza e di grazia che confortano l’animo. Nelle Grazie c’è lo stesso mondo dei Sepolcri, contemplato però con maggiore serenità.

Foscolo nel poma Le Grazie ha fatto ricorso a uno stile elegante e prezioso: la lingua è fitta di termini antiquati e dotti; i periodi hanno costruzioni latineggianti; l’insieme ha un tono preziosamente neoclassico.

 

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