Le Metamorfosi (o L’asino d’oro) di Apuleio è l’unico romanzo antico in lingua latina pervenuto in forma integrale.
La fama di Apuleio è dovuta principalmente alle Metamorfosi o L’asino d’oro.
Il romanzo è stato scritto tra il 160 e il 180 d.C ed è suddiviso in 11 libri. È tramandato dai manoscritti con il titolo Metamorphoseon libri, ma è anche conosciuto con quello di Asinus aures (Asino d’oro) col quale lo indicò la prima volta Agostino nel De civitate Dei (18, 18).
Il romanzo è ricco di varie digressioni. All’interno, una novella si impone sulle altre sia per la lunghezza sia per il significato che l’autore le conferisce: è la favola di Amore e Psiche. Ne diamo qui un dettagliato riassunto.
Le Metamorfosi di Apuleio: riassunto dei capitoli
Libro I – Dopo un breve prologo il romanzo inizia con la descrizione del viaggio di Lucio in Tessaglia. Durante il percorso egli incontra due compagni, uno dei quali gli narra una tenebrosa storia di streghe. Curioso di conoscere i misteri delle arti magiche, raggiunge la città di Ipota. Qui è ospitato da Milone, che vive con la moglie Panfila e l’ancella Fotide.
Libro II – Il giorno dopo, Lucio viene a sapere dei sortilegi messi in atto da Panfila, capace anche di trasformare i propri amanti in animali e in pietre. La notizia più che terrorizzarlo lo accende di curiosità, per cui cerca di entrare nelle grazie dell’ancella per essere introdotto nel mondo magico della padrona. Nel frattempo incappa in un’altra avventura: mentre ritorna a casa in una notte buia viene assalito da tre strane figure. Credendole dei briganti le trafigge.
Libro III – L’indomani Lucio viene arrestato e processato. Al momento della condanna, però, viene rivelato, tra l’ilarità del pubblico, che egli aveva trafitto solo tre otri gonfi. Fotide, per risollevarlo dalla mortificazione subita, gli promette di farlo assistere ad una delle trasformazioni della sua padrona. Qualche tempo dopo si presenta l’occasione e Lucio può osservare di nascosto Panfila che si spalma di unguento e si trasforma in uccello. Desideroso anche lui di vivere questa esperienza, prega Fotide di assisterlo nell’operazione metamorfica. L’ancella sbaglia vasetto e Lucio viene trasformato in asino, mantenendo però sentimenti umani. Fotide lo consola e promette che l’indomani, mangiando delle rose, egli riacquisterà la forma umana. Durante la notte, però, Lucio-asino viene rapito da una banda di briganti.
Libri IV-VII – I briganti portano l’asino in una caverna custodita da una vecchia serva. La notte successiva vi conducono anche una giovane donna, Carite, presa come ostaggio per costringere i genitori di lei a pagare un riscatto. La vecchia si muove a compassione e per consolarla le racconta la favola di Amore e Psiche. Il racconto è appena finito quando i briganti ritornano dalla loro ultima scorribanda. Lucio-asino, approfittando di un momento favorevole, tenta di fuggire insieme con la fanciulla che gli sale in groppa, ma vengono subito ripresi. Arriva intanto alla caverna un brigante insieme con un giovane. Costui è Tlepolemo, il fidanzato della giovane rapita. Si presenta come un furfante che ha al proprio attivo molte audaci imprese brigantesche, riuscendo così a farsi eleggere come capo. Di notte, dopo aver fatto ubriacare i ladroni, li lega e, dopo aver portato in salvo la ragazza insieme con l’asino, torna indietro per gettare i briganti da una rupe. I due fidanzati, ormai riuniti, mandano l’asino a vivere nella tranquillità della campagna. Là i nuovi padroni cui è stato affidato non gli lesinano maltrattamenti e percosse.
Libri VIII-X – Lucio-asino viene a sapere della tragica fine dei due fidanzati che nel frattempo si erano sposati: Tlepolemo è rimasto ucciso per mano di un rivale geloso e Carite si è suicidata sulla sua tomba. Dai servi di costoro viene venduto ad un gruppo di sacerdoti della dea Siria. Dalle mani dei sacerdoti impostori, nel frattempo scoperti ed arrestati, incappa in quelle di un mugnaio prima, di un ortolano e di un soldato romano poi, infine di due fratelli, uno pasticciere e l’altro cuoco, presso i quali si rimpinza mangiando gustosi e prelibati pasticcini. Proprio per questa stranezza, di lasciare la biada e di gustare cibi più tipici degli uomini che delle bestie, diviene un’attrazione per la città, al punto tale che una signora si innamora di lui e corrompe il custode per giacere con l’animale. Il padrone, venuto a sapere di queste proprietà dell’asino, decide di allestire uno spettacolo nel teatro di Corinto, organizzando un accoppiamento tra l’animale e una donna condannata per essersi macchiata di orrendi delitti. Il giorno della pubblica esibizione, mentre tutti sono occupati nei preparativi, Lucio, pieno di paura e di disgusto, scappa via correndo a perdifiato fino alla spiaggia di Cencree, e lì stanco si addormenta.
Libro XI – In piena notte Lucio si sveglia e, dopo essersi bagnato sette volte nel mare, rivolge una preghiera alla luna affinché lo aiuti a riacquistare la forma umana. Addormentandosi di nuovo, gli appare in sogno la dea Iside che gli ordina di presentarsi alla sua festa e di mangiare le rose che il sacerdote avrà tra le mani. Il giorno dopo tutto avviene come preordinato e ridiventa uomo. Il sacerdote gli spiega poi il significato delle metamorfosi: vittima della superstizione e della lussuria, attraverso infinite avventure, egli si è purificato. Lucio, seguendo il volere della dea, rimane nel tempio e viene iniziato ai misteri sacri. In seguito, sempre su ispirazione di Iside, si reca a Roma e viene iniziato ai misteri di Osiride. Ottiene lauti compensi come avvocato e, infine, diviene portatore dell’immagine del dio nelle processioni.
Le Metamorfosi di Apuleio: stile e caratteristiche
La vicenda narrata nelle Metamorfosi di Apuleio si trova raccontata, in greco, in un altro romanzo, all’incirca dello stesso periodo, Lucio o l’asino, attribuito a Luciano di Samosata. Questo romanzo, di estensione molto più ridotta, non contiene tutta la parte finale delle Metamorfosi di Apuleio: quella che narra l’iniziazione del protagonista ai misteri di Iside. Inoltre, è privo della gran parte delle novelle che costituiscono il tessuto narrativo dell’opera di Apuleio e presenta anche alcune piccole variazioni rispetto alle Metamorfosi (ad esempio, nella versione greca l’asino viene condotto a Tessalonica e non a Corinto, e ritorna in forma umana mangiando le rose da un visitatore e non dal sacerdote, ecc.).
Senonché il patriarca di Costantinopoli Fozio (810-891 d.C) attesta l’esistenza di un’opera intitolata Racconti vari di metamorfosi, di un certo Lucio di Patre o Lucio di Patrasso (II secolo d.C.), da cui Fozio ritiene che avrebbero attinto sia Luciano di Samosata sia Apuleio. Ma unica fonte sull’esistenza effettiva di Lucio di Patre è il riferimento di Fozio e dell’opera di Lucio di Patre o di Patrasso non è stato tramandato niente, pertanto la critica contemporanea protende per la non esistenza di Lucio di Patrasso.
Le Metamorfosi di Apuleio vengono spesso accostate al Satyricon di Petronio nell’intento di rilevare le analogie tra le due opere, analogie che riguardano solo il piano strutturale, e neppure nella sua totalità. Se è vero, infatti, che entrambi i romanzi ricorrono alla narrazione in prima persona e legano in una cornice le varie novelle e i vari episodi, è anche vero che le Metamorfosi di Apuleio rinuncia alla mescolanza di versi e prosa, che costituisce la caratteristica del Satyricon. Inoltre le digressioni adottate da Apuleio non hanno quella varietà che caratterizza le divagazioni di Petronio.
Petronio si proponeva di riprodurre la realtà nei suoi multiformi aspetti, per cui i personaggi, oltre a essere i protagonisti di un mondo fatto di perversioni e di cattivo gusto, erano chiamati a dibattere problemi di natura economica, sociale e politica, affrontando temi come la decadenza dell’oratoria, l’essenza e la funzione del poema epico, il rapporto tra storia e poesia, ecc. Di fronte alla eterogeneità dei temi affrontati nel Satyricon e alla varietà tonale con cui vengono espressi, le digressioni di Apuleio sono tutte a carattere erotico-avventuroso e sono tutte condotte nel tono piccante delle novelle milesie (un genere di avventure a sfondo erotico attribuibile ad Aristide di Mileto, II sec. a.C.). Ma, soprattutto, le Metamorfosi di Apuleio è da considerarsi come un racconto che ha come scopo non solo il divertimento del lettore (grazie al tema della magia che tiene unite tutte le varie novelle) ma anche e soprattutto il fine educativo: vuole portare il lettore a riflettere sul tema della maturazione e del viaggio verso la saggezza.
La trasformazione di Lucio è causata dalla sua eccessiva curiosità, egli incurante dei rischi prova la pozione magica su se stesso, che lo trasforma in asino. La conclusione del racconto vedrà Lucio ritrasformato in uomo, dopo innumerevoli prove e “lezioni di vita”, ritovandosi anche più maturo e più saggio.
A prescindere dal fatto se Apuleio sia riuscito o meno nel suo intento, il tentativo testimonia l’originalità della sua opera rispetto a quella di Petronio.
Il motivo ricorrente della trasformazione potrebbe poi trovare un precedente in Omero e, in particolare, nel famoso episodio dei compagni di Ulisse trasformati in porci dalla maga Circe (Libro X dell’Odissea).
Le Metamorfosi di Apuleio è poi tra le sicure fonti del Decameron del Boccaccio.