La legge del contrappasso è applicata da Dante nell’Inferno e nel Purgatorio per stabilire le pene cui sono condannati i dannati dell’Inferno e i penitenti del Purgatorio. La parola “contrappasso” deriva dal termine composto latino contrapassum, formato da contra, contro, e pati, soffrire, quindi “patire il contrario”.
Quali sono i due tipi di contrappasso?
Nella Divina Commedia di Dante il contrappasso può consistere nell’obbligo di un comportamento opposto tenuto in vita dal dannato (contrappasso per contrapposizione detto anche per contrasto o per antitesi) oppure nell’obbligo di un comportamento che ricalca quello tenuto in vita (contrappasso per analogia, cioè per somiglianza).
Esempi di contrappasso per contrapposizione
Gli indovini (canto XX Inferno) che in vita spinsero la vista troppo avanti per prevedere il futuro, nell’Inferno hanno la testa girata all’indietro e sono costretti a camminare a ritroso. I golosi (canto VI Inferno), che nel mondo hanno gustato i profumi e le delizie di cibi appettitosi, nell’Inferno giacciono nel fango puzzolente e sono tormentati da una pioggia maleodorante e dai latrati di Cerbero, cane infernale dalle tre bocche, che li squarta.
Un altro esempio di contrappasso per contrasto è rappresentato dalla pena a cui sono sottoposti gli ignavi (Inferno canto 3). Essi in vita non hanno saputo scegliere da che parte stare, ora sono costretti a correre dietro a stendardi (simbolo di un partito o di un’idea), tormentati da vespe e mosconi. I ladri (Inferno canto XXIV), invece, che in vita usarono le mani per rubare, hanno ora le mani legate e sono morsi da serpenti.
Esempi di contrappasso per analogia
Gli iracondi, puniti, nella terza cornice del Purgatorio (canto XVI), ottenebrati dalla rabbia nella vita mortale, sono ora avvolti e accecati in una densa nebbia di fumo; i consiglieri fraudolenti (canto XXVI Inferno) sono tenuti nascosti all’interno di una fiamma che li ricopre interamente: come in vita agirono di nascosto, così ora il loro aspetto è celato dalla fiamma; i lussuriosi (Inferno canto 5) sono trascinati da una bufera di vento così come in vita lo furono dagli istinti; gli assassini (Inferno canto XII), desiderosi del sangue altrui, ora sono immersi nel sangue bollente.
L’unica menzione del contrappasso presente nel poema è alla fine del canto XXVIII (28) dell’Inferno (dove sono puniti i seminatori di discordie), vv. 139-142. Qui troviamo Bertran de Born, uno dei più importanti trovatori di lingua d’oc, punito tra i “seminator di scandalo e di scisma”, nella nona bolgia del cerchio ottavo. Il suddetto feudatario infatti aveva, con i suoi cattivi consigli, fatto diventare nemici il giovane re Enrico III e il padre Enrico II, re d’Inghilterra; ora si aggira con il corpo diviso in due pezzi.
Tuttavia, le pene infernali non sono di tipo soltanto materiale, ma anche morale: privati della grazia del pentimento, i dannati persistono nelle passioni malvagie che in vita li hanno corrotti e che, eternamente insoddisfatte, diventano a loro volta fonte di rabbia e angoscia. La gravità dei peccati aumenta a mano a mano che ci avvicina al centro della Terra, e ci si allonta quindi dal Cielo.