Leonardo Sciascia: vita, opere e poetica. Riassunto di Letteratura italiana
Leonardo Sciascia: la biografia
Leonardo Sciascia nacque l’8 gennaio 1921 a Racalmuto, piccolo centro in provincia di Agrigento.
Dopo aver ottenuto il diploma magistrale insegnò nella scuola elementare fino al 1957 per poi passare ad altri incarichi statali, che mantenne fino al 1970.
Si dedicò sempre alla scrittura e a un’intensa attività culturale, attraverso la collaborazione con riviste e case editrici. L’opera che lo portò alla notorietà fu, nel 1961, Il giorno della civetta, romanzo che denunciava il problema della mafia, portandolo all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale.
Ne Il giorno della civetta, considerato tra i capolavori dello scrittore, emerge la drammatica realtà della mafia, protetta da una fitta e salda rete di omertà. Secondo le parole dello stesso Leonardo Sciascia, «la mafia è un “sistema” che contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssitivamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel “vuoto” dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma “dentro” lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta».
Leonardo Sciascia ritornò poi sul medesimo argomento con una storia più politicizzata, A ciascuno il suo (1966).
Notevoli anche i suoi scritti su Luigi Pirandello e sulla cultura siciliana raccolti in Pirandello e la Sicilia (1961) e ne La corda pazza (1970).
In seguito gli intrighi complessi e i torbidi grovigli della realtà politica italiana fecero da sfondo a Il contesto (1971) e a Todo modo (1974), nei quali si avverte il venir meno della fiducia nella possibilità di riformare il sistema e di riproporre la superiorità dei valori dell’onestà e della giustizia, mentre si fa sempre più dominante un cupo e amaro pessimismo.
Intensa fu anche la sua produzione saggistica su scottanti casi italiani, come La scomparsa di Majorana (1975) e L’affaire Moro (1978) [Leggi qui Sequestro e assassinio di Aldo Moro].
Nel 1975 fu eletto consigliere comunale di Palermo nelle liste del Partito Comunista Italiano, ma entrò presto in dissenso con i vertici del partito e si dimise. La deludente esperienza fu trasformata in trama narrativa in Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia (1977), che prende a modello Candido o l’ottimismo (Candide ou l’optimisme), il capolavoro dello scrittore dell’illuminista francese Voltaire, considerato da Leonardo Sciascia fra i più grandi maestri del pensiero.
Dal 1979 al 1983 fece parte del Parlamento come deputato indipendente del Partito radicale.
Il ritorno alla narrativa, con romanzi il cui impianto richiama il giallo, avvenne con Porte aperte (1987), che affronta il problema della pena di morte, e una Storia semplice (1989), che riprende il discorso dei rapporti tra mafia e apparato dello Stato: entrambi i romanzi sono stati adattati per il grande schermo.
Leonardo Sciascia morì a Palermo il 20 novembre 1989.
Leonardo Sciascia: i temi della sua produzione
Leonardo Sciascia, scrittore di profondo impegno morale e civile, denunciò i mali che maggiormente minano lo Stato e le sue istituzioni: la mafia, la connivenza politica, la corruzione.
Alcuni suoi personaggi, come il capitano Bellodi ne Il giorno della civetta o il professor Laurana in A ciascuno il suo, ostinatamente impegnati nella ricerca della verità, sono i “nuovi eroi” dell’Italia del tempo. Essi non accettano il compromesso, il silenzio, il disimpegno e lottano contro poteri ben più grandi di loro, animati da una convinta fiducia nei valori della razionalità, della giustizia e della libertà.
Leonardo Sciascia: lo stile
La prosa di Leonardo Sciascia si avvale di uno stile lucido, concreto, essenziale capace di comunicare ai lettori, con chiarezza e ironia, la denuncia di determinate situazioni.
La scelta per alcuni suoi romanzi della struttura del giallo e dell’inchiesta gli ha permesso di sollecitare l’interesse del grande pubblico su temi civilmente impegnati, attraverso i meccanismi della suspence e dell’intrigo poliziesco.
La conclusione dei suoi libri è spesso amara e pessimistica, ma forse, proprio per questo, la sua volontà di denuncia risulta più efficace.