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Letteratura religiosa del Duecento in Italia

La letteratura religiosa nasce nel Duecento nell’Italia centrale e particolarmente in Umbria. Trae ispirazione dal fervore di rinnovamento religioso e dall’acceso misticismo che pervade le masse dei credenti e, in parte, la Chiesa stessa.

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nel Duecento si assiste in Italia al conflitto tra Papato e Impero; da questo conflitto il Papato esce vincitore e raggiunge il culmine della sua potenza come guida di tutta la Cristianità.

Ma l’intervento crescente dei papi nelle questioni politiche produce anche un aumento della corruzione all’interno della Chiesa. Infatti, papi, vescovi e prelati agiscono più come uomini di potere che come capi spirituali. Da ciò l’esigenza di un ritorno ai valori originali del Cristianesimo.

Da questa esigenza nascono i due grandi ordini mendicanti dei Francescani e dei Domenicani e numerose sette ereticali (i catari, i valdesi, gli umiliati, i patarini).

L’esigenza di rivolgersi al pubblico più largo delle masse dei credenti, fa sì che la letteratura religiosa del Duecento, nel suo complesso, abbia un tono più popolare. La forma scelta è la lauda.

Quando parliamo di lauda, cioè componimenti in lode di Dio o dei Santi, non possiamo non menzionare Il Cantico di Frate Sole di Francesco d’Assisi, il primo testo poetico della letteratura italiana.

Nel Duecento, un ruolo importante nella produzione ed elaborazione delle laudi ebbero anche i poeti Jacopone da Todi e Guittone d’Arezzo.

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