La Lex de imperio Vespasiani è la legge emanata nel 70 d.C., che definì i poteri imperiali di Vespasiano. Essa ci è giunta solo nella sua parte conclusiva, incisa su una tavola bronzea di 164 cm x 113 cm scoperta nel Medioevo e conservata nel Musei Capitolini di Roma dal 1576.
La Lex de imperio Vespasiani cosa affermava?
Nella parte conservata vengono riconosciuti all’imperatore Vespasiano (69-79 d.C.) molti diritti sull’esempio degli imperatori Augusto, Tiberio e Claudio (concludere contratti, convocare il Senato, estendere il pomerio, non essere vincolato dalle leggi, presentare candidati).
Il testo è costruito secondo la forma del senatoconsulto, come si capisce dalla formula che apre ogni paragrafo: «(i senatori) deliberano che sia lecito…».
Perché venne emanata?
Vespasiano (69-79 d.C.), che diede inizio alla dinastia Flavia, fu il primo imperatore a non provenire dal ceto aristocratico. Suo padre apparteneva all’ordine equestre ed egli riuscì a raggiungere i vertici dello Stato solo grazie alla carriera militare. Fu infatti proclamato imperatore dalla sue truppe nel Vicino Oriente, dove era stato inviato da Nerone per reprimere la rivolta di Gerusalemme. Vespasiano, pertanto, aveva bisogno di legittimare il suo potere imperiale dinanzi al Senato e al popolo. Per questo motivo fece emanare la Lex de imperio Vespasiani, una legge con cui sia il Senato che il popolo attribuivano a Vespasiano le prerogative del potere imperiale e, in un certo senso, per la prima volta, le istituzionalizzavano.
Perché è importante?
La Lex de imperio Vespasiani va interpretata come una legge che formalizzava l’attribuzione a Vespasiano di tutte le prerogative acquisite da Augusto e dai suoi successori. In questo modo si cercò di consolidare l’dea di un princeps che fosse un tutore della res publica e delle sue leggi e non un sovrano assoluto.