Lo smaltimento rifiuti, in una società come la nostra, detta anche “società dei consumi“, è tra i più gravi problemi da risolvere. Non solo perché è causa di inquinamento ambientale (lo stoccaggio dei rifiuti può essere nocivo per i suoli e la loro distruzione per incenerimento può causare emissioni inquinanti), ma anche per lo spreco di nuovi materiali e di energia necessaria per produrli.
Lo smaltimento dei rifiuti può avvenire in modi diversi a seconda delle loro caratteristiche. I rifiuti possono essere smaltiti nelle discariche; bruciati negli inceneritori (detti anche “termovalorizzatori“, perché producono energia dalla combustione dei rifiuti); trattati nei compostaggi o in altri impianti specializzati; riciclati per un nuovo o differente uso.
Lo smaltimento rifiuti nelle discariche
Le discariche rappresentano il sistema di smaltimento più economico.
Circa i cinque sesti dell’immondizia raccolta in Italia finisce ancora nelle discariche a cielo aperto, ormai completamente piene.
Oggi le discariche sono impianti controllati. Sono infatti dotati sia di sistemi di impermeabilizzazione (che proteggono il suolo e le acque sotterranee dall’inquinamento) sia di sistemi che recuperano il gas prodotto dalla fermentazione dei rifiuti.
Nonostante ciò, la destinazione dei rifiuti in discarica resta la soluzione peggiore. È la soluzione peggiore perché rappresenta, innanzitutto, un grande spreco di materiali e di energia e poi perché le discariche (nella cui gestione si sono spesso riscontrate infiltrazioni di organizzazioni criminali) occupano grossi spazi, ed è sempre più difficile trovare luoghi adatti nei quali collocarle.
Lo smaltimento dei rifiuti presso gli inceneritori
I rifiuti possono anche essere portati presso i pochi inceneritori funzionanti (molti sono stati chiusi perché non rispettavano l’ambiente emettendo fumi velenosi). In questo caso i rifiuti sono inceneriti in forni speciali, recuperando il calore per produrre il vapore che farà funzionare una turbina, o per scopi di riscaldamento.
Questi impianti, detti termovalorizzatori, per funzionare bene, devono trattare i rifiuti con un elevato potere calorifico, cioè quelli che producono molto calore quando bruciano, come la carta, il legno e la plastica, ma non i rifiuti organici (ad esempio i rifiuti alimentari). Inoltre devono avere degli adeguati sistemi di depurazione dei fumi.
Parlare di impianti di incenerimento dei rifiuti provoca ancora oggi preoccupazione. La pericolosità degli inquinanti prodotti dagli inceneritori è comunque confermata da numerosi studi medici. Gli inquinanti prodotti da un moderno impianto non sono infatti eliminati dagli strumenti di depurazione, ma semplicemente trasferiti dall’aria al suolo con le scorie e le ceneri. A tutto questo va aggiunta la produzione di anidride carbonica, determinante per l’incremento dell’effetto serra.
I fautori dell’incenerimento sostengono invece che questa è una metodologia conveniente per smaltire i rifiuti, perché permette di produre energia elettrica da materiali che così riacquistano un qualche valore.
Riciclare i rifiuti
Dal punto di vista ecologico, il riciclaggio, ovvero il processo di trasformazione dei rifiuti in materiali riutilizzabili, costituisce l’alternativa più vantaggiosa ai sistemi convenzionali di smaltimento rifiuti. Il riciclaggio infatti presenta numerosi vantaggi:
- la riduzione dell’estrazione di risorse non rinnovabili, come i metalli e le fonti fossili di energia (carbone, petrolio, metano);
- riduzione dello sfruttamento di risorse rinnovabili, come il legname per fare la carta;
- la riduzione dei consumi di energia. L’energia necessaria per il riciclaggio di un metallo è infatti molto inferiore a quella necessaria per estrarre lo stesso metallo dai suoi minerali;
- riduzione delle emissioni atmosferiche delle sostanze responsabili dell’effetto serra, come l’anidride carbonica;
- la riduzione dei consumi di acqua collegati ai processi produttivi.
Finalmente, negli ultimi anni, ha iniziato a svilupparsi nell’opinione pubblica una coscienza ecologica di rispetto per l’ambiente (leggi Come difendere l’ambiente dal degrado) che ha convinto i cittadini della necessità di raccogliere i rifiuti con criterio, suddividendoli secondo la loro natura (carta, vetro, lattine, ecc.): la raccolta differenziata è il primo passo indispensabile per il loro riciclaggio.
In Italia, diverse leggi obbligano le Regioni a favorire la raccolta differenziata dei rifiuti e impongono ai Comuni di istituire un servizio per la raccolta differenziata e lo smaltimento di batterie e pile, medicinali, prodotti tossici e infiammabili, carta, vetro, alluminio e plastica.
Gli impianti di compostaggio
Lo smaltimento dei rifiuti può anche essere effettuata in impianti di compostaggio. Il compostaggio riguarda i rifiuti di sostanze organiche:
- prodotti dalle famiglie, come gli scarti di cucina;
- prodotti che provengono dai mercati e negozi alimentari, ristoranti, mense, ecc.;
- materiale vegetale (erba tagliata, foglie…) che deriva dalla manutenzione di parchi e giardini, pubblici e privati (frazione verde dei rifiuti);
- fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle fognature.
Queste sostanze organiche, inviate in discarica, contribuiscono in modo notevole alla formazione di biogas (metano soprattutto), che deve essere bruciato per non provocare odori spiacevoli. Produce inoltre acque molto inquinanti, che si formano al fondo delle discariche: è per questo motivo che le discariche devono essere rivestite con materiale impermeabile! Se viene inviato agli inceneritori, il materiale organico, che è molto umido, brucia male e fa aumentare la quantità di energia richiesta per la combustione.
La soluzione migliore per le sostanze organiche consiste quindi in una raccolta differenziata per produrre un concime organico chiamato compost.
I rifiuti organici inviati agli impianti di compostaggio vengono triturati, miscelati e disposti in cumuli alti 2 o 3 metri, che vengono poi rivoltati e aerati con regolarità.
Durante il processo di compostaggio, i microorganismi (batteri e funghi) decompongono i rifiuti, come avviene in natura. Dopo un periodo di 3-5 mesi si ottiene un prodotto, il compost. Questo può essere utilizzato nella preparazione dei terricci per le culture in vaso o in vivaio, oppure sparso come concime sui terreni.