Home » Per saperne di più » Lo sport nell’antica Grecia

Lo sport nell’antica Grecia

Lo sport nell’antica Grecia, e in generale le manifestazioni sportive, avevano in Grecia una profonda valenza religiosa, era infatti un modo per onorare gli dèi. Lo sport per gli antichi Greci era inoltre considerato parte integrante della formazione dell’individuo. I luoghi deputati all’allenamento del corpo erano i ginnasi, in cui i giovani maschi greci potevano accedere sin dai 12 anni. Sotto la guida di un maestro, essi praticavano tutti gli sport in cui si sarebbero cimentati nelle gare panelleniche: corsa su più distanze, lotta, lancio del disco o del giavellotto, pancrazio, pugilato.

Chi poteva partecipare ai giochi panellenici?

Il carattere profondamente religioso delle gare sportive comportava l’esclusione di eventuali forestieri (i “barbari”) che non potevano condividere i culti, le tradizioni e i valori della comunità ellenica. Al contrario, per i Greci le manifestazioni sportive erano momenti fondamentali di incontro, condivisione e rafforzamento della comune identità culturale.

In occasione di queste gare sportive, che non a caso erano dette giochi panellenici (che riguardano cioè la Grecia tutta), si riunivano i Greci provenienti dall’intero Mediterraneo ellenizzato, da Marsiglia alla Sicilia, dal Mar Nero a Cipro e alle pendici dei Balcani.

Ai giochi potevano partecipare tutti i cittadini liberi; erano invece severamente proibiti, pena la morte, alle donne e agli schiavi, che potevano solo assistere sugli spalti.

Dove e quando si svolgevano le gare sportive nell’antica Grecia?

I luoghi dove si tenevano le gare sportive erano molti, ma quelli rinomati, che raccoglievano partecipanti da tutto il modo greco erano pochi. I giochi più importanti per solennità e affluenza di atleti e spettatori erano quelli olimpici. Le Olimpiadi, istituiti nel 776 a.C., si tenevano ogni quattro estati presso il santuario di Zeus a Olimpia; per un approfondimento leggi Le Olimpiadi nell’antica Grecia.

Vi erano poi le Pitiche (giochi pitici), anch’esse si tenevano ogni quattro anni (ogni estate successiva alle Olimpiadi) nel Santuario di Apollo Pizio a Delfi. C’erano anche le Istmiche (giochi istmici) e le Nemee (giochi nemei). Le Istmiche sono così chiamate perché si tenevano nel Santuario di Poseidone, sull’Istmo di Corinto; erano organizzate ogni due anni alla fine della primavera (precisamente nelle primavere che precedevano lo svolgimento delle Olimpiadi). Le Nemee invece erano organizzate presso il Santuario di Zeus a Nemea, vicino Argo, anche queste ogni due estati, quelle in cui non si svolgevano né le Olimpiadi né le Pitiche.

Esistevano anche altre importanti feste cittadine, come la Festa degli Ioni a Delo, la Festa di Hera ad Argo e le Panatenee in onore della dea Atena, ad Atene. Insomma, non si rischiava di rimanere senza sport nell’antica Grecia.

Perchè i Greci partecipavano alle gare sportive?

Gli atleti greci gareggiavano non per partecipare ma per vincere; vincere significava rendere immortale il proprio onore e ottenere onori e rispetto per sé e per la propria famiglia. Inoltre, per le classi più elevate la vittoria alle gare olimpiche assicurava grandi e preziosi vantaggi per la carriera politica. L’atleta che riusciva a vincerle tutte era nominato periodonikes, letteralmente “vincitore di tutti i giochi”. Chi riusciva in un’impresa così prestigiosa era celebrato come un mito vivente.

Quali premi comportava la vittoria?

I vincitori erano ricompensati con premi simbolici: una benda di lana rossa che l’atleta legava attorno alla testa, detta tenia; o una corona di foglie: in particolare, corone di ulivo per le Olimpiadi e corone di alloro per le Pitiche. Ma il vero premio era costituito dalla gloria e dall’onore che venivano riconosciuti al vincitore.

 

 

Ultimi articoli

Giochi

Sullo stesso tema