I logografi erano coloro che nella Grecia antica scrivevano “prosa” a pagamento e in particolare i retori, che componevano orazioni giudiziarie per conto degli altri. Logografi furono perciò anche Antifonte, Lisia, Demostene, Isocrate, ecc.
Questo perché in molte città del mondo greco, ad esempio ad Atene, non esisteva la figura dell’avvocato (per un approfondimento leggi Sistema giudiziario nell’antica Atene), ma l’imputato o l’accusatore ad un processo doveva pronunciare per proprio conto la sua accusa o difesa. Se non era in grado si organizzare da sé il proprio discorso ricorreva al logografo.
Il mestiere di logografo, anche se ben renumerato, non era visto di buon occhio dalla pubblica opinione. Esso veniva svolto prevalentemente da meteci.
Sono chiamati logografi anche gli scrittori di “racconti” in prosa (contrapposti ai poeti) che, tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C., trascrivendo le loro indagini di genere geografico, etnografico e genealogico, gettarono le basi per ciò che noi oggi chiamiamo “storiografia” (la descrizione della storia).
In questo senso sono logografi anche Ecateo di Mileto (il più importante dell’antichità), Carone di Lampsaco, Acusilao di Argo, Ferecide di Atene, ecc.
Attraverso letture pubbliche, questi autori si rivolsero in genere alle poleis greche della Ionia. Prevaleva sulla precisione “scientifica” e sull’esattezza metodologica l’attitudine al favoloso e al romanzesco, per ingraziarsi i favori dell’uditorio.
A Erodoto, considerato il “padre della storia”, spetta invece il merito di aver elaborato il metodo storiografico basato sulla ricerca delle fonti.