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L’eredità dei Longobardi in Italia

Che cosa resta dei Longobardi in Italia? Per avere un’idea dell’influenza che i Longobardi esercitarono in Italia dal 569 (anno in cui giunsero in Italia guidati dal re Alboino) al 774 (caduta del Regno longobardo ad opera dei Franchi di Carlo Magno) possiamo partire dal nome stesso della regione Lombardia, che rimanda proprio a tale popolo. L’antico nome della regione, Langobardia, che in origine indicava però l’intera Pianura Padana, significa infatti “terra dei Longobardi”.

I nomi delle città di origine longobarda

In Piemonte poi ci sono Bra (in provincia di Cuneo), che prende il nome da braida, ossia “campo coltivato a prato”; Racconigi (sempre in provincia di Cuneo) dal nome longobardo Rachis. Poi ci sono Fara Novarese (Novara), ma anche Fara Sabina (in provincia di Rieti), che prende il nome dalla fara, l’insieme di un certo numero di famiglie imparentate fra loro che costituiva il gruppo base della società longobarda.

In Lombardia troviamo invece Gardone (in provincia di Brescia), che deriva da warda, ossia “guardia militare” e Sondrio, che deriva da sundrium, il terreno lavorato dal padrone.

Scendendo verso sud, in Emilia Romagna e in Toscana troviamo rispettivamente Guastalla (Reggio Emilia), che deriva da wardestalla, il posto di guardia, e Radicondoli (Siena), che proviene dal nome Radegunda.

Parole italiane di origine longobarda

Anche molti vocaboli della nostra lingua hanno un’origine longobarda. Ad esempio panca, bara, palla, schiena, schermo, stormo, tuffo, ricco.

L’eredità dei Longobardi in Italia in campo artistico

In campo artistico, pur non raggiungendo il livello dell’arte romana né quello della contemporanea arte bizantina, i Longobardi ci hanno lasciato opere interessanti e di rara bellezza. Innanzitutto abbiamo i capolavori dell’oreficeria: croci d’oro o ricoperte di gemme, fibule, coperture di evangeliarii (libri conservati nelle chiese, che contengono i Vangeli), borchie lavorate.

Tra i più preziosi oggetti di provenienza longobarda c’è la Corona Ferrea, conservata attualmente nel Duomo di Monza, con la quale furono incoronati nei secoli successivi molti re d’Italia.

Purtroppo la gran parte degli edifici eretti dai Longobardi tra il VII e l’VIII secolo sono andati distrutti o hanno subito nel tempo profondi rimaneggiamenti; anche Pavia, la loro capitale, conserva pochi resti risalenti a quel periodo.

L’edificio più famoso e meglio conservato si trova a Cividale del Friuli, località che fu sede di un importante ducato; si tratta del Tempietto di Santa Maria in Valle, un tempietto piccolo e piuttosto semplice nella forma ma dotato di straordinarie decorazioni in rilievo che ci consentono di apprezzare meglio la raffinatezza che questo popolo andò gradualmente assumendo a contatto con il mondo latino e il Cattolicesimo.

Abitudini alimentari introdotte dai Longobardi in Italia

I Longobardi consumavano molta carne e grassi animali, tipici delle popolazioni guerriere. Mangiavano focacce farcite e imbottite; pesce, dolci, per i quali utilizzavano soprattutto frutta, fresca o cotta, e miele. Impiegavano anche molte spezie: i ricchi utilizzavano quelle più pregiate e costose provenienti dall’Oriente (chiodi di garofano, cannella, pepe e cumino), mentre i ceti meno abbienti utilizzavano le erbe aromatiche comuni che coltivavano negli orti.

Personaggi longobardi famosi

Ricordiamo infine alcuni personaggi del popolo longobardo passati alla storia. In particolare, ricordiamo: Adelchi, figlio di Desiderio, il cui nome è legato alla tragedia Adelchi scritta da Alessandro Manzoni, che racconta le vicende storiche relative alla guerra contro Carlo Magno. Sua sorella, la principessa Ermengarda, cui Manzoni dedicò uno dei più celebri cori dell’Adelchi (leggi La morte di Ermengarda riassunto e analisi).

Altri nomi importanti sono Alboino (530-572), il re che dalla Pannonia condusse il popolo dei Longobardi fino in Italia. Rotari: a lui si deve il celebre editto (Editto di Rotari) che porta il suo nome. La regina Teodolinda e il monaco Paolo Diacono, che scrisse “Historia Langobardorum”.

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